Chi rinuncerebbe mai al condizionatore? Questo non significa, però, che non possano esserci scelte sagge di riduzione dei consumi. Vediamo quali.
Peggio il caldo o l’umidità? Ce lo chiediamo spesso durante l’estate. Un leitmotiv che, per la verità, ci accompagna ormai da parecchi anni e ci fa lamentare, più che del caldo torrido, dell’eccessiva sudorazione che porta il tasso d’umidità elevato.
Il condizionatore, nella modalità deumidificazione, potrebbe aiutarci a risolvere questo problema. A prezzo, chiaramente, di un riflesso inevitabile in bolletta. Inoltre, non bisogna dimenticare che il caldo, quest’anno, è iniziato decisamente presto. Il che ha costretto la maggior parte dei consumatori a ricorrere ai servigi dei climatizzatori ben prima del previsto, in un periodo in cui i rincari sono ancora decisamente tangibili, specie in rapporto alle disponibilità dei contribuenti italiani. Ancora vessati dalla crisi pandemica naturalmente. E i dati degli esperti confermano il trend: secondo Changes Unipol, infatti, appena il 31% degli italiani si è detto disponibile a rinunciare all’aria condizionata. A fronte di un 93% che si è detto intenzionato ad adottare comportamenti sobri in termini di consumi.
Nessuno rinuncerebbe al supporto del condizionatore. O comunque pochi, magari sostenitori della corrente di pensiero che vuole tali dispositivi responsabili, almeno in parte, del riscaldamento globale. Il caldo arrivato presto e l’intensità sempre più elevata del tasso di umidità fanno sì che la fidelizzazione dei consumatori a questi strumenti vada oltre le precauzioni ambientali e, addirittura, la salvaguardia del portafogli in tempi di crisi. Tuttavia, le soluzioni per ammortizzare i costi ci sono. E una sarebbe anche abbastanza logica: aggiornare i propri climatizzatori dal punto di vista energetico. Meno consumo, meno impatto sulla bolletta. Non è comunque la sola strada.
L’uscita del premier Draghi, solo un paio di mesi fa, sull’alternativa fra la pace in Ucraina e i condizionatori accesi, a questo punto ritorna d’attualità. Se non altro in termini di caro-bollette. E l’ottimizzazione dei propri standard energetici, in attesa che il nostro Paese trovi soluzioni alternative per ottenere l’agognata autonomia, risulta la prima strada da seguire. Se si procede a un acquisto ex novo oppure a una sostituzione dell’impianto, è necessario che il condizionatore appartenga a una classe energetica in grado di consumare meno. Nello specifico, una classe A+++, o anche una A++. È chiaro che la spesa sarebbe più elevata a fronte di prestazioni migliori, ma è anche vero che il costo verrebbe brevemente ammortizzato dal risparmio in bolletta. Inoltre, per sfuggire alla stangata sui prezzi d’acquisto, si potrebbe far ricorso al bonus ad hoc.
Anche la potenza è un fattore importante. Qualora fosse eccessiva, raffredderebbe troppo in fretta, compromettendo la riduzione dell’umidità. In questo modo, consumerebbe comunque troppo. Allo stesso tempo, un condizionatore troppo poco potente richiederebbe fisiologicamente un maggior consumo. L’equilibrio è fondamentale, così come la posizione. Una messa strategica, magari con un climatizzatore da 12 mila btu di potenza, potrebbe farci ottenere prestazioni ideali. Inoltre, il posizionamento dovrà essere il più in alto possibile, così da evitare ostacoli all’aria condizionata. Inoltre, per sgravare la bolletta da costi eccessivi, sarebbe saggio limitare l’uso dei dispositivi ai luoghi che effettivamente frequentiamo di più in casa. Così come evitare di accenderlo se il caldo è sopportabile. Per la serie, meglio patire un po’ di calura che sprecare energia per vizio.