Fra gli inscatolati, nessun alimento è gettonato come il tonno. Gli esperti lo sanno e hanno stilato la classifica di quelli più affidabili. Poche le sorprese.
Dovrebbe esserci di mezzo una brutta allergia per far sì che il consumo del tonno in scatola non rientri, almeno di tanto in tanto, nella nostra dieta.
Si tratta infatti di uno degli alimenti più acquistati in assoluto, con una crescita notevole nell’ultimo periodo. Merito della sua lunga conservazione ma anche del suo sapore. Anche se, chiaramente, come per tutti i cibi ne esistono di qualità differenti, non tutte in grado di garantire gli stessi standard, né di gusto né di consumo. Fattori che accomunano tutti i prodotti ma in particolare i cibi conservati in scatola, quelli che durano di più e che, molto probabilmente, non mancano mai nelle dispense delle famiglie italiane. Il tonno fa parte di questa schiera, al netto di qualche intolleranza o problematiche simili. E, visto che di pesce si tratta, l’attenzione posta sulla provenienza, la lavorazione e tutto ciò che concerne il pescato è sempre massima. Anche per determinare quali marche, effettivamente, siano le migliori.
È noto che non sempre i nomi maggiori siano quelli qualitativamente più gettonati dagli esperti. Anche le sottomarche, spesso, sono in grado di dire la loro nel momento in cui ricercatori e analisti passano in rassegna un determinato alimento. Nel caso del tonno, fra i cibi più amati e più versatili, si parla di un’attività di produzione e inscatolamento che ha radici profondissime nella tradizione gastronomica italiana. L’industria di settore è una delle attività più antiche, propria del nostro Paese come di tutto il Mediterraneo. Particolarmente sviluppata è la pesca e la produzione nelle isole maggiori (Sicilia e Sardegna) ma anche in altre zone costiere della Penisola, come la Liguria. Un ulteriore segno del legame indissolubile fra l’Italia e il mare. Certo, i tempi cambiano. E le importazioni oggi fanno la voce grossa.
La maggior parte del tonno che arriva sugli scaffali dei supermercati fa un bel viaggio: Indonesia, Papua Nuova Guinea, Filippine, addirittura l’Australia. Il nostro “rosso”, invece, prende la strada del Giappone, destinato alle specialità locali come il sashimi. Poche, per non dire pochissime, le marche che utilizzano realmente il pescato dei mari italiani. Di buono c’è che la lavorazione resta la medesima, qualunque sia la provenienza, effettuata direttamente a bordo delle navi: refrigerazione e congelazione prima di toccare terra, decongelamento e inscatolamento subito dopo lo sbarco, tutto secondo i crismi necessari alla conservazione. A parità di condizioni, gli esperti di Altroconsumo hanno vagliato 24 marchi di tonno, allo scopo di testare il rispetto di alcune caratteristiche base. Innanzitutto la qualità del pesce e l’olio usato, in seguito i requisiti organolettici (sale e Dna), la sicurezza al consumo e completezza delle etichette.
Per quel che riguarda la penultima parte, si fa riferimento soprattutto alla possibile presenza di corpi estranei, come metalli pesanti (mercurio e cadmio su tutti) o difetti vari (specialmente residui di lische). Chiaramente, gli esperti hanno effettuato anche la prova di assaggio, perché in fondo è il gusto ad attirare il cliente. In base a tali prerogative, il tonno As do Mar, nel tipo trancio intero, è risultato il migliore, anche nel raffronto qualità-prezzo (5,39 euro a confezione). Bene anche il Salex, secondo e con costo medio di 2,55 euro a confezione. Il miglior prodotto nel rapporto qualità-prezzo. Terzo posto per il tonno Callipo all’olio di oliva. E bene anche i restanti, tutti con punteggi non inferiori alla sufficienza. Segno evidente di come l’attività di produzione tenga conto dei grossi riscontri sul mercato. La sicurezza, del resto, viene sempre prima di tutto.