Il libretto postale può essere cointestato con altri quattro individui maggiorenni. E, in caso di decesso di uno di questi, si porrebbe la questione ereditaria.
I libretti postali sono fra gli strumenti di risparmio più utilizzati dagli italiani. Ne abbiamo parlato e lo abbiamo ribadito perché, negli anni, è stato un trend tutto sommato stabile.
L’assenza di costi di apertura, di gestione e di chiusura contribuisce a renderli decisamente appetibili anche per i piccoli investitori. Anche i tassi di interesse sono un fattore che gioca a favore dei libretti, per non parlare della garanzia dello Stato (con la gestione di Cassa depositi e prestiti). La somma degli addendi garantisce un prodotto sicuro e apprezzato, collocato da Poste Italiane ma, di fatto, patrocinato in tutto e per tutto dallo Stato italiano, così come depositi ed eventuali rendimenti saranno sotto la sua tutela. Trattandosi di uno strumento finanziario senza alcun vincolo temporale, potenzialmente potrebbe restare aperto a vita. Senza contare che le cifre contenute nel “salvadanaio” non hanno alcun tipo di restrizione e, qualora ce ne fosse bisogno, potranno essere prelevate a piacimento.
Va ricordato che, come avviene per i conti correnti, anche un deposito troppo elevato sul libretto sarebbe soggetto a un costo di commissione. Una sorta di piccola patrimoniale che scatterebbe qualora l’importo complessivo fosse superiore ai 5 mila euro. Tolto questo, la convenienza è massima e gli italiani lo sanno bene. Negli ultimi anni, il ricorso a questo tipo di prodotto è aumentato di qualche punto percentuale, segno evidente della propensione degli italiani al possesso di una riserva di denaro utile per le spese di emergenza. Oppure della volontà di riservare ai propri figli un deposito per il futuro, una volta diventati più grandi.
Considerata la sua versatilità e l’apprezzamento da parte dei risparmiatori, è lecito chiedersi cosa accadrebbe in caso di libretto cointestato. Una possibilità concessa da Poste a un massimo di quattro persone fisiche, tutte maggiorenni. I cointestatari, più o meno come avviene per il conto corrente, avranno un diritto paritario sulla gestione e sull’accesso al denaro ma solo se, al momento dell’apertura, avranno stipulato una clausola specifica che consente “pari facoltà di disposizione”. È chiaro che, nel momento in cui avvenga il decesso di uno dei titolari, si paleserebbe la questione (delicata) dell’eredità delle somme di suo possesso. Avere contezza dei soggetti ai quali l’eredità andrebbe a spettare di diritto metterebbe al riparo da diverse problematiche di natura successoria.
A intervenire è la legge stessa. Le normative vigenti prevedono che, al momento del decesso di uno dei cointestatari, gli altri provvedano a informare Poste nell’immediato (articolo 11 comma 6 del regolamento inerente). Il libretto sarà quindi sottoposto a blocco per tutto il periodo necessario all’espletamento della pratica di successione. Lo scopo è identificare gli eredi legittimi e applicare l’eventuale suddivisione delle somme. I cointestatari manterranno comunque il diritto alla propria percentuale sulla giacenza, anche se provvisoriamente bloccate durante gli accertamenti.
La quota del deceduto sarà suddivisa fra gli eredi. In caso di assenza di lasciti testamentari, le quote saranno ripartite al coniuge, ai discendenti, a collaterali e altri parenti. Questi ultimi, alla luce dell’art. 565 del Codice civile. In caso di lasciti, parte delle somme saranno comunque ripartite fra gli eredi legittimi, non escludibili dall’eredità complessiva. Va ricordato che le somme ereditate potrebbero essere soggette a imposta di successione, con aliquota agevolata del 4% e 6%. Questo perché il libretto non rientra fra gli strumenti finanziari che ne sono esenti.