La data limite è il 22 giugno. Per i creditori, le pratiche di pignoramento si complicano. E per i debitori verso la P.A. arriva una ventata d’aria fresca.
Stop al pignoramento, sia su conto corrente che delle pensioni. Una norma pronta a entrare in vigore a strettissimo giro e che concederà un sospiro di sollievo non indifferente a migliaia di contribuenti.
La data limite è quella del 22 giugno. Da quel momento, infatti, cartelle esattoriali e ruoli vari riferibili a debiti accumulati nei confronti della Pubblica amministrazione non potranno più essere sottoposti a pratiche di pignoramento. Almeno non con le procedure ordinarie. Certo, resta un periodo “cuscinetto” di 180 giorni, necessari affinché la normativa diventi effettiva in tutto e per tutto. Tuttavia, resta una boccata d’ossigeno abbastanza inattesa, se non altro dopo lo stop definitivo alle proroghe delle cartelle esattoriali. L’obiettivo è consentire agli italiani di arrivare a fine mese con una tranquillità maggiore, anche a fronte di debiti maturati e figli di una situazione di precarietà economica legata soprattutto all’emergenza sanitaria. Debiti che, naturalmente, sono connessi perlopiù alle utenze domestiche o a determinate tasse.
La questione è comunque più complessa. Il pignoramento sarà di fatto più complicato, nel senso che il soggetto destinatario del provvedimento avrà la possibilità di impugnarlo. Inoltre, nel caso in cui si dovesse procedere nel tentativo di pignorare cifre da stipendi, conti bancari, pensioni e quant’altro, l’ente che effettuerà l’operazione dovrà tenere conto di una nuova serie di adempimenti obbligatori. I quali, nel momento in cui non fossero rispettati, potrebbero compromettere il buon esito dell’intera operazione. E anche questa, in sostanza, è una ragione per stare maggiormente tranquilli.
Pignoramento, a giugno cambia tutto: quali sono le nuove procedure
In arrivo nuove misure dunque, a sostegno dei debitori e nell’ottica delle oggettive condizioni di difficoltà dovute alla pandemia e alle conseguenti crisi correlate. A partire dal 22 giugno, verranno introdotti nuovi commi volti a rivedere le pratiche di pignoramento, delineando un quadro meno oppressivo e, soprattutto, più articolato dal punto di vista normativo. Con maggiore difficoltà per gli enti della Pubblica amministrazione in procinto di avviare le proprie istanze. L’inefficacia del pignoramento può essere data innanzitutto dal mancato rispetto dell’articolo 543 del Codice civile. Nel quale, in buona sostanza, si prevede che il creditore debba notificare al debitore l’istanza e tre avvisi di avvenuta iscrizione a ruolo. La mancata notifica invaliderà tutto il procedimento.
Nel caso in cui il pignoramento dovesse essere eseguito nei confronti di vari terzi, l’inefficacia della procedura si verificherà solo nel momento in cui non dovesse essere notificato oppure depositato l’avviso. Il problema non si porrà nemmeno nel caso in cui la notifica dell’avviso non dovesse essere del tutto effettuata. In sostanza, per i creditori le regole alle quali adempiere aumentano, così come risulta più stringente la procedura di notifica. Gli obblighi normativi consentono ai contribuenti perlomeno di prendere tempo, in attesa che la situazione precaria possa stabilizzarsi e le risorse tornare a essere sufficienti per tamponare le varie emergenze. Sempre aspettando che la ripresa post-pandemia inizi a essere realmente effettiva.