Entrambe le misure, secondo il Fmi, gravano sul rallentamento del Pil. Soprattutto nel caso del Reddito di Cittadinanza, occorrerebbero nuove strategie.
Crisi, guerra e pandemia. Tre nomi che evocano lontanamente i titoli di una serie di film-commedia ma che, invece, convogliano in loro una trama da tragedia. Purtroppo ancora ben radicata nella nostra quotidianità.
Un quadro che, sia durante che dopo l’emergenza Covid, ha costretto i Governi a correre ai ripari, disponendo una serie di misure a sostegno della popolazione, oppure rafforzando alcune di quelle già presenti per supportare le fasce più sofferenti della cittadinanza. Tuttavia, ogni misura, anche quelle emergenziali, devono fare i conti con i bilanci statali. E l’avallo non deve arrivare solo in Legge di bilancio ma anche dall’Europa, della quale l’Italia fa parte sia politicamente che economicamente. Per questo qualunque provvedimento che muove determinate quantità di denaro dev’essere in linea con i conti pubblici e con gli obiettivi preposti. Leggendo il tutto sotto quest’ottica, l’interessamento del Fondo Monetario Internazionale (Fmi) su alcuni di questi non sembra così strano.
E le misure in questione sono di quelle importanti: il Reddito di Cittadinanza, principale strumento di sussistenza per i contribuenti privi di un’occupazione, e il Superbonus 110%, agevolazione primaria nell’ambito dei bonus edilizi. I problemi che il Fmi avrebbe riscontrato sono chiaramente di natura diversa. E, in qualche modo, ripercorrono le differenti correnti di pensiero che, fin dalla loro introduzione, hanno caratterizzato entrambi i provvedimenti. A monte, però, risulta un quadro comune e abbastanza preoccupante: un Prodotto interno lordo (Pil) in fase calante, al netto dei piani di ripresa.
RdC e Superbonus, il monito del Fmi: ecco qual è il problema
La crescita annua del nostro Paese sta incontrando una fase di stasi. E le aspettative per il prossimo futuro non fanno ben sperare: il livello del Pil si attesta su circa il 2,5% per il 2022, con discesa all’1,75% per il 2023. L’anno in cui, teoricamente, dovrebbe registrarsi la vera e propria ripresa. Questo perlomeno era il programma di fine 2021, prima che di mezzo ci si mettesse l’invasione dell’Ucraina e lo sconvolgimento degli assetti sia geopolitici che economici. Secondo il Fmi, l’inflazione media annua rischia di raggiungere un picco del 5,5% quest’anno, con una crescita sopra l’1% solo grazie alle spese del Pnrr e alla stabilizzazione dei costi delle materie prime.
Cosa c’entrano, dunque, Reddito di Cittadinanza e Superbonus? Tanto, secondo il Fmi. In primis perché il RdC è una di quelle misure che impedirebbero l’indipendenza dal welfare e comprometterebbero l’accesso al lavoro. Per gli esperti del Fondo monetario “il livello del sussidio è elevato rispetto al costo della vita in alcune zone del paese”. Per questo di buon occhio sono state viste le recenti modifiche, che hanno portato a una progressiva riduzione delle risorse. Per quanto riguarda il Superbonus, si tratta più che altro di una raccomandazione, non troppo lontana da quanto già disposto: rafforzare i controlli sui meccanismi di approvazione. Obiettivo, limitare gli eccessi di spesa. Due passaggi fondamentali per quella che resta la missione finale: ridurre gradualmente il deficit e il debito pubblico. Con orizzonte 2030.