Pensione sì o no? Ecco come sciogliere i dubbi del rush finale

L’unica soluzione all’incertezza è la riforma del sistema pensione. Attesa ma ancora in altissimo mare. Il 2023 però si avvicina.

 

Pensione sì, pensione no. Molti contribuenti, ultimamente, protendono loro malgrado per il no. Tant’è che la maggior parte di essi ha iniziato a mettere da parte risorse a scopo previdenziale per conto proprio.

Pensione anni
Foto © AdobeStock

Non è solo questione di sistema ma anche di metodo. Arrivare a percepire una pensione non dipende unicamente dalla propria carriera lavorativa ma da una serie di fattori correlati che passano innanzitutto dalla situazione contrattuale. Basta una breve interruzione, piuttosto che qualche anno lavorato nell’attesa di una regolarizzazione, ed ecco che i calcoli per la pensione percepita saltano in un niente. Tenere il conto degli anni che mancano alla percezione del trattamento pensionistico è dunque necessario ma non sempre semplice. Nel momento in cui si ritiene di essere ormai prossimi alla conclusione della propria carriera lavorativa, bisogna quindi tenere in considerazione diversi dettagli.

In primis, come detto, la propria situazione contributiva. Dopodiché, le eventuali regole modificate rispetto all’anno precedente. Qualcosa di ben più frequente di quanto non si pensi. Basti pensare a quanto accaduto per il 2022, con la conversione della vecchia Quota 100 nella provvisoria Quota 102. Anche i requisiti, sia pur fermi alla situazione contributiva e anagrafica, possono quindi leggermente variare. O anche non troppo leggermente. Il rischio di ritrovarsi a un passo della pensione e non riuscire effettivamente a ottenere l’assegno nei tempi previsti è potenzialmente molto alto. Anche all’epoca della riforma pensioni che introdusse la Legge Fornero accadde qualcosa di simile.

Gli ultimi anni prima della pensione: come accertarsi se ci si andrà davvero

L’obiettivo, con la riforma che verrà, è far sì che simili grovigli non compaiano più. E, anche se al momento vige una situazione di stallo sul nuovo sistema pensione, il Governo dovrà fare in modo che al 2023 non si ritorni effettivamente sotto l’egida della Fornero, al momento unica vera alternativa a un ipotetico strumento in grado di sostituire Quota 102. In pratica, se il Governo non dovesse arrivare a dama coi sindacati, gli italiani rischierebbero di ritrovarsi con un sistema pensione risalente all’epoca del Governo Monti. Nella speranza che una simile prospettiva non debba verificarsi, monitorare gli anni mancanti alla pensione è una prassi comune una volta arrivato il momento. Le misure di pensionamento anticipato (Ape Sociale e Opzione Donna) sono state prolungate fino a fine anno.

Questo significa che tutti i requisiti vigenti lo saranno solo fino al 2023. Dopodiché, anche i lavoratori e le lavoratrici più a ridosso della pensione potrebbero ritrovarsi con il classico pugno di mosche. Il problema serio, al momento, è che la riforma delle pensioni non appare in cima alla lista delle priorità dell’esecutivo. Colpa della guerra e di tutti i rischi correlati, oltre che ai fatti concreti (come la crisi pandemica potenziata da quella legata al conflitto in Ucraina). Il 2023 però si avvicina. E per allora gli italiani non vogliono ritrovarsi di nuovo con l’età pensionabile a ridosso dei 70 anni. A meno che non si torni a vecchi metodi da inizio Seconda Repubblica. Improbabile.

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