Possibile aumento del Canone Rai? Secondo le associazioni dei consumatori è possibile. E col ritorno fuori bolletta sarà più difficile il controllo.
Detestato e chiacchierato, il Canone Rai continua a far parlare di sé in modo pressoché quotidiano. E se fino a questo momento il possibile aumento non era che un elemento discussione, adesso rischia di essere una possibilità concreta.
Già qualche mese fa i vertici del Gruppo Rai avevano palesato l’incongruenza fra il servizio prestato e il contributo versato in termini di tassa. I 90 euro l’anno erano stati definiti troppo esigui per riuscire a garantire un continuo aggiornamento degli standard di servizio. Inoltre, l’esclusione dei dispositivi mobili dalla considerazione della tassa era stata definita altrettanto incongruente rispetto all’impostazione generale, in quanto il servizio offerto da tali strumenti sarebbe paritario rispetto a quello delle tv classiche. Finora, i ragionamenti in merito erano rimasti tali. Nessuna estensione del Canone Rai, né modifiche di sorta sulle esenzioni. Piuttosto, una decisione volta a ripristinare la logica utilizzata fino a qualche anno fa.
A partire dal 2023, infatti, la quota del Canone verrà rimossa dalla bolletta dell’utenza elettrica (nella quale era stata inserita dal Governo Renzi) e tornerà a essere inclusa in un bollettino singolo. Una novità che è di fatto un ritorno al passato e che, in qualche modo, viene incontro a un pensare comune che non aveva apprezzato del tutto l’inglobamento nella fattura dell’elettricità. Tale decisione, infatti, dava sostanzialmente per scontato che tutti i nuclei familiari possedessero un televisore adibito alla fruizione del servizio. La logica di esenzione, a ogni modo, resta la stessa in entrambi i casi: chiunque volesse fare richiesta di affrancamento dalla tassa, dovrà inoltrare apposita domanda all’Agenzia delle Entrate dimostrando i requisiti richiesti.
Canone Rai, rischio stangata: perché potrebbe passare da 90 a 300 euro
Al momento, però, circolano voci insistenti circa un possibile aumento legato al fatto che il Canone Rai non verrà più pagato in automatico. Secondo il Punto Informatico, tutto sta nell’intenzione dell’azienda di non ritrovarsi a fronteggiare i livelli di evasione fiscale conosciuti prima del 2016, ossia l’anno in cui l’allora Governo Renzi portò la quota all’interno della bolletta della luce. L’Associazione Utenti e Consumatori (Aduc) ha fatto notare che, mentre in Italia si parla con frequenza di aumenti, in altri Paesi addirittura la tassa sulla tv pubblica è stata abolita, sostituita da una procedura di attingimento dalla fiscalità generale per la copertura delle spese. Una visione che stona con l’obiettivo dei vertici Rai di serrare le maglie della tassa.
A ogni modo, secondo l’amministratore delegato della Rai, Carlo Fuortes, l’azienda assume un ruolo passivo nel nuovo passaggio del Canone Rai fuori bolletta. L’obiettivo resta quello di abbassare i livelli di evasione, pur tornando la difficoltà di monitoraggio pre-2016. L’aumento eventuale non sarebbe comunque fine a sé stesso. Secondo Fuortes, delle quote versate, almeno il 14% del totale non arriverebbe nelle casse Rai. Per gli utenti cambia sostanzialmente poco. Il ragionamento sulla tassa è tutto sul piano pratico: un aumento significherebbe ulteriori esborsi, mentre il passaggio fuori bolletta una scadenza in più da tenere a mento con il debito bollettino. Senza contare il dibattito, altrettanto aperto, sulla privatizzazione del servizio. Una disputa rimasta tale almeno dal 1995.