La ricerca di un lavoro all’estero porta a guardare quasi sempre nelle stesse direzioni. Lasciando ignorate possibilità come il Lussemburgo.
Il fascino dell’estero resta immutato sul piano lavorativo, soprattutto per i più giovani. Anche se non sempre alle aspettative corrisponde una realtà altrettanto appagante.
E’ vero che i salari italiani, ormai da tempo, figurano fra i più bassi d’Europa. Ed è altrettanto vero che la ricerca di un impiego, la possibilità di una carriera o anche solo di un compenso congruo alla fine del mese sono obiettivi tutt’altro che alla portata, specie per le nuove generazioni. In un quadro simile, il miraggio di un Paese lontano come possibile Eden lavorativo ha assunto negli anni un peso sempre maggiore. Il problema è che, molte volte, di miraggio si tratta. Ogni Nazione ha le sue beghe interne, le sue difficoltà e una questione ambientale mai da sottovalutare. Anche se il Paese prescelto dovesse effettivamente offrire più possibilità, non è detto che faccia sul serio per noi.
Certo, per sopravvivere e mantenersi bisogna, il più delle volte, far buon viso a cattivo gioco. E se un’opportunità importante capita in una terra che non sia la nostra, valutando rischi e benefici, sarebbe bene coglierla. Questo non vieta, comunque, di riflettere bene sulle nostre scelte. L’ambizione di un’esperienza di lavoro all’estero accomuna molti giovani i quali, molte volte, si adeguano anche a professioni meno attinenti al proprio percorso pur di mettere in curriculum una voce simile. Con l’obiettivo, magari, di stabilirsi o di completare il proprio percorso di studi attraverso una sussistenza direttamente sul posto. Qualora fosse questo il piano, qualsiasi lavoro farebbe brodo.
Il discorso cambia nel momento in cui, di mezzo, non ci sono né studi né particolari ambizioni, se non quella di trovare un impiego degno. In questo senso, dare un’occhiata alle offerte che mettono sul piatto i vari Paesi europei potrebbe sorprendere o deludere, a seconda dei punti di vista. Ad esempio, molti giovani puntano su Nazioni vicine all’Italia sia geograficamente che culturalmente, come la Spagna, la Francia o il Portogallo. Quest’ultimo, in realtà, gettonato più che altro dai pensionati per il regime fiscale favorevole. La prima, invece, non va troppo lontana dalle cifre offerte dal mercato del lavoro italiano. Anche il Regno Unito, causa Brexit, ha perso buona parte del suo fascino, anche se resta uno zoccolo duro che ambisce all’Inghilterra per l’apprendimento della lingua e per il supporto alle imprese italiane.
Interessanti le variabili Francia, Germania e Irlanda, sempre più ricercate per via del salario di partenza potenzialmente più alto (circa 1.500 euro). Eppure, non sempre le mete più ambite o apparentemente più convenienti rappresentano quelle migliori. Anzi, spesso si tende a ignorare i piccoli Stati, senza considerare che proprio lì potrebbero nascondersi opportunità interessanti. Il Lussemburgo, per quanto piccolo, fa parte di questa cerchia, con salari minimi che si aggirano sui 2.200 euro al mese. Un record in seno all’Europa. Un ulteriore vantaggio portato dal Principato è la sua appartenenza all’Ue fin dagli albori, oltre che dalla sua posizione strategica. Per chi fosse alla ricerca di un lavoro all’estero, forse un pensierino al Lussemburgo converrebbe farlo. Un possibile paradiso inaspettato e per pochi eletti.