La chiusura dei porti sul Mar Nero ha dato il via ad una crisi del grano che, sin dalle prime ore della guerra in Ucraina, era prevedibile.
L’appello delle Nazioni Unite è di riaprire immediatamente i porti sul Mar Nero per permettere l’esportazione di silos pieni di grano. Il rischio concreto è che 44 milioni di persone nel mondo soffriranno la fame.
L’Ucraina è uno dei più importanti esportatori di grano e, dopo la guerra scoppiata il 24 febbraio 2022, non sarà facile sopperire allo stop delle esportazioni.
Non ci sono sufficienti terreni da coltivare per poter compensare questa mancanza. Inoltre i costi dei fertilizzanti sono eccessivamente alti.
Secondo le ultime stime, sui mercati mondiali si annuncia un buco di 57 milioni di tonnellate tra grano e mais, causate dal blocco alle esportazioni del Ucraina.
Senza dimenticare che anche la Russia è uno dei più importanti esportatori di grano. Infatti, ad oggi, per il solo grano tenero, il suo export ammonta al 30%.
La situazione italiana è critica soprattutto nelle regioni del Sud, dove per quest’anno non c’è la possibilità di aumentare la produzione di cereali. L’Unione Europea è intervenuta svincolando i terreni a riposo, come strategia per combattere la carestia del grano.
Crisi del grano: ecco gli effetti della guerra in Ucraina
I dati che arrivano dalle ultime raccolte non sono positivi soprattutto nelle aree produttive più importanti del paese, ovvero nelle regioni del sud. Ad influire negativamente sul raccolto ci sono anche i cambiamenti climatici e la totale assenza di piogge per quasi tutto l’inverno.
I dati relativi al grano duro erano deludenti già nel 2021 e difficilmente nel 2022 si assisterà ad un miglioramento. La produzione nazionale ha un deficit di 4 milioni di tonnellate.
Per quanto invece riguarda le regioni del centro nord, per ora non si registrano particolari problemi. Di fatto, attualmente, l’incognita principale è quella che arriva dalle regioni che producono di più: Sicilia e Puglia.
In Sicilia, nonostante il livello dei prezzi fosse buono, lo scorso anno gli agricoltori hanno deciso di seminare di meno. Inoltre, l’isola ha subito l’effetto della mancanza di pioggia.
I risultati più preoccupanti però arrivano dalla Puglia, la regione che produce il maggior numero di tonnellate in Italia. Quest’anno si è seminato con 30/40 giorni di ritardo. Questa scelta andrà inevitabilmente ad influire sul raccolto.
Per quanto invece riguarda il comparto relativo al frumento, le cose vanno abbastanza bene, fatta eccezione per le regioni del nord-ovest.
In ogni caso, secondo le stime, la produzione dovrebbe restare stabile intorno ai 2,8 milioni di tonnellate.
Come abbiamo accennato l’Unione Europea ha proposto la deroga per i terreni a riposo. Tuttavia, così come confermato dalla Commissione Europea, tale deroga non si applicherà prima delle prossime semine invernali. Gli effetti positivi di questa decisione si vedranno nella primavera del 2023.