Esistono delle specifiche circostanze in cui la multa per sosta a pagamento può essere contestata. Ecco quando e come fare.
Le strisce blu sono un vero tormento per gli automobilisti. Può capitare che o per fretta o per sbadataggine ci si dimentica di pagare la sosta o di sostare per un periodo superiore a quanto scritto sul tagliando e per questo al ritorno ci si ritrova un bel preavviso di contravvenzione sul cruscotto. Esistono dei casi in cui è possibile contestare una multa per parcheggio a pagamento? Si, vediamoli in questo articolo.
Partiamo dal presupposto che se non sussistono motivi validi per fare ricorso alla contravvenzione non c’è scelta che pagare. La multa per chi sosta in un’area a pagamento senza esporre la ricevuta o per un periodo successivo al periodo di sosta acquistato è di 42 euro. Come per tutte le altre multe per infrazione del codice della strada se si paga entro 5 giorni dall’accertamento si ha diritto ad una riduzione e l’importo in genere sarà di 28,70 euro.
Multa per parcheggio a pagamento: le circostanze per fare ricorso
Se ci sono delle circostanze legittime per fare ricorso, ecco come possiamo procedere. La legge mette a disposizione del cittadino tre strumenti per contestare una multa:
- Ricorso al Giudice di Pace entro 30 giorni dalla notifica del verbale;
- Ricorso al Prefetto entro 60 giorni dalla notifica;
- Ricorso in autotutela allo stesso organo amministrativo che ha emesso la multa, nella maggior parte dei casi il comando dei vigili urbani.
Nei seguenti casi ci sono dei motivi per poter impugnare la contravvenzione.
Mancata esposizione del ticket
Se per dimenticanza non ho esposto il ticket della sosta sul cruscotto o questo è caduto accidentalmente atterra all’interno dell’automobile, il verbale può essere impugnato. Sarà fondamentale esibire in fase di ricorso il tagliando originale.
La Corte di Cassazione ha chiarito che l’automobilista il quale paga il parcheggio ma dimentica di esporre il tagliando non viola alcuna norma, quindi, non può essere sanzionato. Ma siccome il verbale scaturisce da una sua negligenza è però tenuto a pagare le spese legali.
Strisce blu poco visibili
Se per caso le strisce blu sono cancellate dall’usura del tempo o poco visibili si può tentare la contestazione del verbale, anche se molto difficile. Questo perché in genere all’inizio della strada è sempre presente un cartello stradale che segnala l’inizio della sosta a pagamento con orario e tariffa. Questo rende il ricorso rigettabile nella maggior parte dei casi.
Strisce blu ricavate lungo la carreggiata
Il codice della strada dice che le aree di sosta devono essere posizionate fuori dalla careggiata in modo che i veicoli parcheggiati non ostacolino lo scorrimento del traffico.
Se la contravvenzione è stata elevata lungo un’area di sosta ricavata lungo la stessa strada destinata al traffico provocando anche un restringimento della carreggiata, allora può essere impugnata perché illegittima.
Strisce blu non alternate a quelle gratuite
La legge prevede che i comuni sono tenuti ad alternare zone con sosta a pagamento a zone con sosta gratuita. Se la zona dove è stata elevata la contravvenzione è dotata solo di strisce blu a pagamento, potrebbero esserci gli estremi per un ricorso. Questa regola dell’alternanza trova però delle eccezioni come ad esempio nelle zone a traffico limitato, aree pedonali, centri storici di particolare importanza. Va quindi valutata bene la circostanza.
Parchimetro non accetta pagamenti con carta di credito
Se abbiamo preso una multa perché impossibilitati a pagare la sosta a causa della mancanza di denaro contante e la presenta di parchimetri non dotati di pos, allora la multa è contestabile. Dal 1° luglio 2016 i comuni italiani sono obbligati ad abilitare i pagamenti elettronici per la sosta, se non l’hanno fatto, le contravvenzioni sono annullate.