Controlli incrociati e sempre più approfonditi. La lotta a evasione fiscale e riciclaggio passa dai contanti. E dalle operazioni al bancomat.
Un passo fermato e uno effettuato. L’abbassamento della soglia limite ai pagamenti in contanti è stato rimandato di un anno. Tuttavia, il Governo ha deciso di incentivare ugualmente il ricorso ai pagamenti tracciabili.
Dal 30 giugno sarà obbligatorio il POS per ogni esercente e un eventuale rifiuto di un pagamento richiesto con carte, anche per un piccolo importo, significherebbe esporsi al serio rischio di multe pesanti. Nel frattempo, il Fisco ha ulteriormente rafforzato i propri controlli, anche tramite l’uso del dispositivo per le transazioni elettroniche. Oltre ad aver potenziato le verifiche incrociate tramite l’utilizzo dei dati forniti dal contribuente e quelli già in possesso nei database dell’ente. In sostanza, il monitoraggio sulle abitudini monetarie degli italiani è costante, tutto in un’ottica di contrasto all’evasione fiscale e al riciclaggio di denaro.
E se i commercianti non potranno più rifiutare carta e bancomat a partire da giugno, anche i clienti dovranno prestare attenzione ad alcuni limiti. In alcune circostanze, il Fisco potrebbe decidere di intensificare i propri controlli, proprio in virtù del superamento di determinate soglie. Il limite ai pagamenti in contanti, per il momento, è fissato a 1999,99 euro. Dal 2023 si scenderà a 999,99 ma la sostanza non cambierà di molto: superare il limite potrebbe essere un cattivo affare se colui che lo ha fatto non sarà in grado di dimostrarne le ragioni in trasparenza. Un’ulteriore indicazione sulla quasi carta bianca concessa al Fisco per abbattere determinati reati.
Contanti, il limite invalicabile: ecco quando il Fisco si accorge di noi
Ad agire nei confronti degli evasori o dei presunti tali, sarà una sorta di anagrafe digitale dei conti correnti. Nella quale, preservando il rispetto della privacy, il Fisco andrà ad attingere i dati necessari per effettuare confronti e raffronti. Qualora vi fossero prelievi in dissonanza rispetto alle operazioni considerate rientranti nell’ordinarietà, si andrà a verificare l’effettiva sussistenza di una necessità volta a un prelievo oltre una determinata soglia. In pratica, il contribuente potrebbe essere tenuto a giustificare il proprio movimento, specie se l’istituto di credito che gestisce il suo conto corrente dovesse effettuare una segnalazione all’Unità di informazione finanziaria (Uif). Come sarebbe obbligato a fare in caso di somme eccessive.
Non è un caso che l’Agenzia delle Entrate abbia concentrato un’attenzione particolare sui prelievi. Gli sportelli Atm, per quanto alcune banche stiano cercando di limitarne l’operatività (in un’ottica sia anti-evasione che di digitalizzazione), restano fra gli strumenti più popolari e utilizzati. Il punto è che anche in operazioni apparentemente semplici potrebbe celarsi l’ombra del riciclaggio o di partiche di evasione. Ad esempio, un numero eccessivo di prelievi finirebbe per attirare inevitabilmente le attenzioni del Fisco, così come un numero troppo basso di operazioni rispetto al tenore di vita di un contribuente. Da lì partirebbero una serie di accertamenti a scopo cautelativo. Step by step.