Bere in modo responsabile oggi è importante, sia per un fatto di perfetto equilibrio con la propria salute, sia per essere in linea con quella “cultura di un buon bicchiere” che in fondo, nel nostro Paese, è capace richiamare in voga concetti quali eccellenza, artigianalità, aggregazione sociale.
Il ruolo della birra, nell’enogastronomia italiana, è andato costantemente in crescendo, seguendo un trend molto positivo negli ultimi anni.
I giovani imprenditori che hanno deciso di investire le proprie risorse, il proprio tempo, la propria passione, adoperandosi anche con studio e ricerca di materie prime, nella creazione di birrifici artigianali, non sono certo pochi. La scelta delle birre italiane poi, sul mercato, è davvero vasta. E soprattutto viene incontro anche ad esigenze che spesso posano la salute, le allergie, le intolleranze. Intanto è certo che bere in modo smodato, qualunque sia la birra che scegliamo, fa male alla salute.
La birra italiana, insomma, è riuscita a colmare almeno in parte, negli ultimi anni, il gap esistente con quei grandi paesi europei come Austria, Belgio, Germania, che vantano tradizioni secolari.
Del resto le nostre materie prime sono a dir poco straordinarie, e spesso le nostre birre si combinano con essenze, aromi, spezie, che le rendono uniche. La birra non è solo luppolo, non è solo corretto processo di fermentazione in merito al quale occorre conoscere le regole chimiche, sensoriali e igienico-sanitarie. La birra italiana incontra anche “compagni di viaggio” che sanno renderle speciali, come nel caso del miele d’arancio siciliano o dei limoni campani. Anche se per i puristi, la birra è quella forte, quella scura, quella doppio malto, quella intensa e avvolgente.
C’è anche da dire che, nella nostra straordinaria tradizione culinaria, la birra abbraccia in modo speciale (in fondo lo fa anche il vino) i nostri piatti. Pensiamo a una carne, ad un pollo, addirittura ad un risotto, nonché alle evoluzioni della pasticceria, oppure alle gelatine di birra da accompagnare a cucchiaiate ai salumi e ai formaggi, con tonalità dolci-amare-speziate.
Ma come ci comportiamo, per quale birra tende la nostra scelta in quanto consumatori medi, quando entriamo in un supermercato, oppure in una enoteca specializzata? Ci sono inoltre anche indagini e sondaggi che possono venirci incontro.
Quando arriviamo nel reparto delle birre, spesso non sappiamo quale scegliere. O meglio, la maggior parte delle volte finiamo per prendere la birra con la marca più nota o quella che ci è più familiare. In questo senso il marketing pubblicitario ha quasi sempre la meglio, influenzando le nostre scelte e spesso ahimè superando di gran lunga quelli che sarebbero indispensabili percorsi di ricerca e di approfondimento.
Altre volte, invece, prendiamo quella che abbiamo già provato in passato, proprio per non sbagliare.
Gli italiani, è un fatto innegabile, al di là di tutto, oltre ad amare il vino, sono grandi estimatori della birra.
C’è chi ama gustarne una accanto a una pizza e chi preferisce sorseggiarla con un aperitivo. Le birre, però, non sono tutte uguali, ma variano per diverse caratteristiche.
Ci sono birre e birre e certo noi dovremmo essere i primi a riuscire a mettere in atto un minimo di distinzione, da buoni consumatori, per capire bene quale fa al nostro caso, anche tenendo presente il rapporto qualità prezzo.
Esistono, per esempio, birre con una gradazione alcolica più alta, o che contengono più zuccheri di altre, oppure che si differenziano per la tipologia di malto utilizzato. Proprio a partire da queste caratteristiche scopriremo quali sono le birre migliori per chi non vuole gonfiarsi, ma non solo.
Sei a dieta ma non vuoi rinunciare al buon gusto della birra? Oppure vuoi scegliere la birra adatta per preparare il tuo pollo o il tuo stinco di maiale al forno, per stupire i tuoi ospiti? Allora ti occorre studiare, approfondire, per capire se davvero il prodotto che stai acquistando fa al tuo caso.
Nel primo caso, se il nostro problema riguarda la linea, sicuramente dovremmo optare per una birra analcolica. E’ l’alcol infatti che gonfia maggiormente e non fa certo bene al nostro fegato. C’è da dire che ormai anche le grandi marche storiche e tradizionali di birra italiana hanno sposato almeno una linea analcolica. Naturalmente, oltre alla componente alcolica, a a far ingrassare nella birra sono anche le percentuali di zuccheri.
In questo caso ci sono le cosiddette birre light.
In queste ultime, siamo di fronte ad un differente grado saccarometrico, e quindi la concentrazione di zuccheri, è compreso tra 5 e 10,5. L’alcol, invece, arriverebbe al 3,5 %.
Queste sono le tipologie di birra con i valori più bassi e che sarebbero più adatte anche per chi è a dieta.
Ma perché rinunciare alla birra, al piacere di un buon boccale, se siamo a dieta? In fondo basta solo diminuire le quantità e assumere un atteggiamento responsabile, quello che non fa mai male alla salute e abbraccia i piaceri del palato. E dal momento che le grandi selezioni di birre di alto livello non mancano, possiamo nel contempo divertirci e stare bene.