Ottenere un prestito con l’inganno non converrebbe al richiedente. Non solo per le difficoltà di restituzione ma anche da un punto di vista legale.
Si tratti di banche o finanziarie, il ricorso ai prestiti è una pratica “sempreverde” per i contribuenti. Ottenere denaro in aggiunta al proprio permette di coprire spese altrimenti proibitive.
Marchio di fabbrica di un prestito però, per definizione, è la restituzione obbligatoria del denaro. Il che, spesso, frena coloro che sono intenzionati a richiederne uno. Fino a qualche decennio fa lo strumento principe era quello delle cambiali, spesso affiancate a prestiti più grandi, come un mutuo. A questo proposito, i finanziamenti solitamente vengono richiesti per spese effettivamente fuori portata in un’unica soluzione, come quelle legate a una casa oppure a un’auto. La tendenza a chiedere prestiti non è qualcosa di nuovo né di specifico. La maggior parte dei contribuenti richiede un aiuto esterno per coprire determinati acquisti, adottando poi la rateizzazione come mezzo di restituzione all’ente che lo ha concesso.
Il problema sorge nel momento in cui la tendenza diventa abitudine. E finisce per riguardare anche acquisti non esattamente necessari, come smartphone o iPhone di ultimissima generazione, elettrodomestici di vario tipo o altri beni non vitali. Un altro problema è l’adozione di pratiche borderline per riuscire a garantirsi un finanziamento, anche laddove una finanziaria o una banca sarebbe reticente a concederlo per questioni di affidabilità (anche se non sempre). Nel caso in cui si voglia acquistare uno smartphone e farlo con un prestito rateizzabile, le procedure obbligatorie resteranno ugualmente. Sarà necessario fornire documenti che attestino l’effettiva possibilità di restituzione del denaro, come la busta paga o la dichiarazione dei redditi. In questi casi, dichiarazioni fasulle non sono ammesse, nello stesso interesse di chi inoltra la richiesta.
Prestito, l’errore da non commettere: fino a 3 anni di reclusione
Non ripagare un prestito porterebbe guai. Effettuare dichiarazioni mendaci per ottenerne uno ne porterebbe anche di più. E attenzione perché, a quanto pare, si tratta di una pratica più comune di quanto non si pensi, nonostante sia un illecito a tutti gli effetti. Disporre di un’entrata mensile è essenziale. Inoltre, alcune finanziarie richiedono anche la continuità e la stabilità del lavoro, richiedendo come garanzia un impiego in corso da diversi anni. Chi non risponde a tali prerogative, difficilmente vedrà esaudito il desiderio di acquistare un qualsiasi tipo di bene. E questo vale per tutto, dalla casa fino all’iPhone. Truccare la documentazione è un illecito grave, sia nel caso in cui a essere modificata sia la data di assunzione che altri dati. Lo stesso vale per il modello 730, in caso venga richiesta una dichiarazione dei redditi come modello di confronto.
Il punto è che, oltre a non aver nessuno interesse a mentire considerando che alla restituzione non si sfugge, chi dovesse essere colto ad avere praticato un inganno di questo tipo si ritroverebbe in un guaio decisamente grande. Le banche, così come tutte le finanziarie di una certa rilevanza, dispongono degli strumenti necessari per riconoscere un falso, così da bloccare il finanziamento e chiedere conto al richiedente di quanto commesso. I controlli vengono eseguiti soprattutto su prestiti di una certa entità ma non è escluso che possano esserlo anche su importi minori. Falsificare un documento è un reato da Codice penale, ossia una truffa, con rischio concreto di sanzioni e reclusioni. Addirittura fino a 3 anni di carcere.