Installare i condizionatori in un condominio non richiede autorizzazioni, a meno di divieti specifici. Per i palazzi storici il discorso cambia.
Meglio la pace o l’aria condizionata? Non era stata messa proprio in questi termini ma più o meno è quello che si sono chiesti in molti, dopo la conferenza stampa del premier Mario Draghi.
Ai più era apparso quantomeno sorprendente l’accostamento tra fratellanza, stabilità geopolitica e cooperazione fra popoli e il più futile riscaldamento (o raffreddamento) domestico. Il problema è che niente è futile. Un po’ il discorso del bicchiere d’acqua al bar, che tendenzialmente non viene fatto pagare anche se l’approvvigionamento da parte del gestore è pagato eccome. Più che dietrologia, si tratta di meccanismi preimpostati che parlano la lingua dell’economia, come in quasi tutti i discorsi riferibili alla quotidianità del cittadino. E’ sempre la componente finanziaria che regola la vita di tutti i giorni e, in questo momento, il parallelismo fra pace e condizionatori incita alla riflessione sulla questione dell’autosufficienza economica.
Un tema che richiederà non tanto (o non solo) un rapido sganciamento dall’approvvigionamento russo ma anche uno studio approfondito su risparmio e autogestione delle disponibilità di risorse. Anzi, qualcuno inizierà anche a ridurre l’uso degli impianti. C’è però da dire che l’uscita di Draghi ha riacceso anche un altro dibattito, decisamente sempreverde. Ossia quello fra i pro e i contro i condizionatori. La riduzione dell’apporto dei climatizzatori domestici, soprattutto d’estate, è vista da una larga fetta di utenti come un modo utile per contrastare l’emergenza climatica. Il riferimento è naturalmente ai motori, che espellono aria rovente mentre l’ambiente domestico si mantiene refrigerato.
Condizionatori sul balcone: cosa si può fare nel 2022 (e cosa no)
Naturalmente, ogni dibattito può avere il suo punto di incontro. In questo caso è la regolazione delle temperature. Nessuna esagerazione ma il mantenimento di una gradazione media all’interno dell’abitazione, senza esagerare con le ore di accensione. Tutto però è relativo a fronte della soggettività dei consumatori. Senza contare che l’uso dei condizionatori è soggetto ad alcune regole condominiali, abbastanza elastiche ma comunque da rispettare. Ad esempio, il montaggio di un impianto sul balcone di un condominio è consentito, senza nemmeno necessità di un’autorizzazione da parte dell’assemblea. A patto che non si pregiudichi l’estetica del palazzo. Diverso il discorso per edifici storici o di pregio artistico. In quel caso ci si potrà fare poco.
Per restare ai condizionatori posti in ambienti normali, la Legge stabilisce chiaramente che il condominio non dovrà approvare la decisione del residente di installare l’impianto, in quanto questi sarà libero di agire di per sé. Unica condizione, che la potenza termica utile nominale sia inferiore a 12 kW. Attenzione ai singoli regolamenti però. Alcuni di essi potrebbero prevedere divieti per qualsivoglia modifica dell’estetica del palazzo, inclusi i motori dei condizionatori. Per gli edifici storici, la Legge impone la richiesta di apposito permesso alle amministrazioni competenti, ossia la sovrintendenza storica. Il montaggio di un impianto, infatti, andrebbe a ledere il decoro architettonico. Senza autorizzazione specifica, l’installazione sarà rigorosamente vietata.