Snack con farina a base di insetti. Anche il nostro Paese sperimenta una branca dell’alimentazione del futuro. Ma il dibattito resta aperto.
C’è poco da fare. Per quanto nutrizionisti ed esperti vari possano intervenire in materia, l’inserimento degli insetti nel menù abitudinario farà fatica a imporsi sul serio.
Il dibattito è aperto già da tempo. E se in alcune aree del mondo la gastronomia a base di grilli, larve e cavallette varie è parte integrante delle abitudini culinarie, nel Vecchio Continente di strada ce n’è ancora. Nonostante alcune ricerche abbiano sdoganato la preparazione di snack a base di insetti, la reticenza dei consumatori verso tali cibi continua a riguardare una buona fetta della popolazione. C’è un’intera tradizione ancestrale che rema contro l’introduzione definitiva di questo tipo di “alimenti” fra quelli di largo consumo. Anche se, a dire il vero, ormai anche in Italia vengono realizzate delle farine a base di insetti. Altri snack, fra i quali patatine e cracker, possono essere ordinati su siti quali Future Food Shop o 21bites. Le prime sono realizzate con larve di tarme.
Si tratta, di fatto, dei primi cibi di questo tipo prodotti interamente in Italia (nello specifico in Veneto) e destinati al mercato interno. Per chi avrà il coraggio di superare stereotipi e disgusti vari naturalmente. In fondo, è il parere degli esperti, si tratta solo di questo. Anzi, in seno all’Ue, il dibattito sull’introduzione degli insetti riguarda proprio il lato alimentare o, se vogliamo, salutistico: consumare cibo alternativo, consentirebbe di ridurre il consumo della carne e, di conseguenza, le emissioni inquinanti per l’allevamento tradizionale del bestiame. A ogni modo, anche se sono state avviate le prime produzioni, sul piano burocratico resta qualche scoglio da superare.
Non c’è solo la diffidenza dei consumatori a tenere gli insetti lontani dai menù. Qualche resistenza resta anche sul piano commerciale, sia per le questioni salutistiche da tenere in considerazione che, appunto, per la scarsa propensione dei potenziali acquirenti al consumo. Eppure, come spiegato al Post dall’amministratore delegato dell’azienda Fucibo, le patatine con farina di larve di Tenebrio molitor (una cosiddetta tarma della farina) sono state messe a punto dopo uno studio durato sette anni. E il prodotto resta su gusti classici, come pizza e formaggio. Quindi, in tutto e per tutto, identiche alle classiche patatine. Va detto però che si tratta praticamente di un unicum. In Italia, infatti, la stragrande maggioranza delle aziende che alleva insetti ne ricava mangime animale. E l’Unione europea non ha concesso loro alcuna autorizzazione per la produzione a scopo alimentare. La farina utilizzata da Fucibo proviene dalla Francia.
A ogni modo, il dibattito resta. C’è chi sostiene (ed è una corrente di pensiero piuttosto estesa) che gli insetti potrebbero costituire un’importante base di contrasto al cambiamento climatico, affiancando il consumo di carne anziché sostituirla del tutto. Che siano davvero il cibo del futuro, però, è tutto da dimostrare. Dalla loro, i sostenitori del consumo di prodotti derivati da insetti hanno l’ottimo bilanciamento fra consumi ridotti (sia di acqua che di energia, in particolare i gas serra) e le quantità prodotte. E anche sul piano dell’apporto energetico ci sarebbero dei punti a favore: i cracker della Small Giants, ad esempio, conterrebbero il 22% di proteine, con il 77% contenuto nella sola farina. Più della carne di pollo per intenderci. Chissà, finché si tratta di farina…