La percentuale di interesse sul tasso fisso è uno strumento fondamentale per un mutuo. Non solo di pagamento ma anche di comparazione.
La richiesta di un mutuo è sempre assoggettata ad alcuni requisiti. I quali, fin troppo spesso, per alcuni aspiranti acquirenti di un immobile si rivelano proibitivi. Il problema, infatti, non è solo la cifra desiderata.
Ogni prestito bancario legato alla compravendita di una casa prevede infatti un tasso di interesse, ossia la cifra da pagare che consentirà di ottenere il finanziamento. In pratica, il costo del denaro erogato. Solitamente si predilige il tasso fisso, ovvero la percentuale decisa dalla banca in forma costante. In tal modo, il valore ripartito fra le varie rate per la restituzione del prestito non varierà. Il punto, però, è determinare quale effettivamente sia la percentuale posta dall’istituto di credito. Si tratta di un parametro fondamentale non solo per capire quanto si andrà a restituire di importo in maggiorazione (quindi l’interesse) ma anche se vi sia una convenienza nel chiedere un mutuo proprio a quella banca.
Il tasso di interesse è quindi anche uno strumento di comparazione fra i vari istituti di credito, allo scopo di individuare quello più conveniente per le nostre tasche. C’è però da dire che anche tramite il tasso di interesse verrà determinata l’effettiva capacità del richiedente di onorare le rate del prestito richiesto. In questo caso, il tasso fisso diventa una sorta di scoglio da superare, considerando che la rata costante è sì conveniente ma anche una situazione alla quale far fronte ogni mese, senza possibilità di riduzione (e ovviamente nemmeno di aumento). Il bilanciamento fra convenienza e rischio inizia a pendere dalla parte sbagliata nel momento in cui il trend generale dei fissi viaggia verso l’aumento.
Il momento storico in questione non è particolarmente favorevole per le richieste di un mutuo. Il problema non è tanto da ricercare nelle poche agevolazioni, visto che le misure emergenziali dei mesi scorsi hanno portato alcune novità interessanti, soprattutto per i giovani under 35. Piuttosto sono proprio i Taeg a creare qualche grattacapo. In Italia, ora come ora, i mutui a tasso fisso più vantaggiosi vengono stipulati con Taeg al 2%, oppure all’1,5% laddove si sia così fortunati da ottenerne uno. Occorre però da fare i conti con l’aumento dell’Eurirs, ossia il tasso di comparazione per il calcolo degli interessi e riguardante esclusivamente il mutuo a tasso fisso. Secondo gli esperti, il prossimo futuro parlerà ancora la lingua dei rialzi.
Le stime effettuate sui prestiti trentennali, hanno registrato un aumento dello 0,6% dall’inizio del 2022. In ottica futura, gli interessi annui sui prestiti erogati potrebbero aumentare ancora, toccando almeno quota 0,75%. E’ chiaro che tale variazione riguarderà solo i nuovi richiedenti, non chi il mutuo lo ha già stipulato. Altrimenti non si parlerebbe di tasso fisso. Va da sé che il rischio corso è quello di ridurre l’apporto dei finanziamenti alle famiglie italiane, anche le più giovani, abbassando notevolmente le richieste e quindi la formazione di nuovi nuclei indipendenti. Basti pensare che, in media, su un prestito di 100 mila e Taeg all’1,50% per un prestito ventennale, la rata mensile si attesterebbe a 482,55 euro, Se si dovesse aggiungere un aumento del Taeg dell0 0,75%, il tasso toccherebbe quota 2,25% e la rata mensile salirebbe a 517,81 euro. Una somma proibitiva, soprattutto per i più giovani.