La Riscossione viene attivata dal Fisco a fronte di crediti inevasi. Ma anche l’amministrazione deve rispettare alcune regole.
Restare al passo con le scadenze fiscali è una delle prerogative del buon cittadino. Un obiettivo che ogni persona onesta cerca di perseguire al meglio, al netto di tutte le difficoltà.
E non è che manchino naturalmente. Anzi, in alcuni frangenti particolarmente complicati, il contribuente si ritrova di fronte alla fatidica decisione di rallentare con alcuni pagamenti per riuscire a onorarne altri, complicando inevitabilmente il proprio cammino sulla strada della regolarità fiscale e non solo. Difficilmente si tiene conto della situazione economica precaria. Quando il Fisco chiama, al netto delle possibili agevolazioni, bisognerà far fronte a quanto richiesto, così da non incorrere in sanzioni o peggio. Tuttavia, anche l’Agenzia delle Entrate o altri enti che chiedono conto della regolarità fiscale del contribuente, dovranno tener conto di alcune prerogative.
La prima in particolare, nel momento in cui invia una cartella esattoriale, dovrà assicurarsi che il destinatario l’abbia ricevuto. Anche il debitore, infatti, ha dalla sua alcuni diritti che, in casi specifici, è possibile far valere. Il caso più emblematico è il diritto temporale del contribuente, ossia quello relativo ai tempi di prescrizione. Il percorso, però, è abbastanza lungo e complesso. Più semplici (e brevi) le tempistiche per effettuare ricorso al giudice di pace, ossia 30 giorni. Le motivazioni? Vizi di notifica nel verbale di contravvenzione. Un punto, questo, che potrebbe fare tutta la differenza del mondo.
Quando il Fisco chiama: quali sono i diritti di chi riceve una cartella esattoriale
E’ chiaro che il dover di pagare le tasse sia ad appannaggio di ogni cittadino che contribuisce, con il proprio reddito, al welfare nazionale. La logica è quella di garantire la copertura dei servizi forniti al cittadino che, tramite il pagamento, si assicura il mantenimento dell’istruzione pubblica, l’assistenza sanitaria o altri diritti. Una macchina complessa, tenuta in vita dal lavoro e dalla contribuzione. Per questo, nel momento in cui un ingranaggio dovesse incepparsi, il Fisco sarà tenuto ad accertarsi della questione, individuando le ragioni delle mancanze e tornando a esigere quanto dovuto. Sarà la Riscossione a operare in questo senso, su richiesta dell’amministrazione titolare del credito. Senza contare che le cartelle esattoriali possono riguardare anche debiti minori, come il mancato pagamento di una multa o di un Bollo auto.
La cartella esattoriale è il mezzo di richiesta o di ingiunzione del pagamento. La prima fase sarà un avviso bonario, al quale seguiranno altre forme di recupero crediti a discrezione dell’ente. Qualora, naturalmente, il ricevente non farà fronte all’avviso. Il verbale, però, dovrà essere ricevuto in forma obbligatoria. Nel caso in cui così non fosse, il cittadino potrebbe anche richiedere l’annullamento della cartella. Circostanza che si manifesterebbe anche nel caso di prescrizione del diritto a riscuotere, oppure di applicazione illegittima della maggiorazione. Per quanto riguarda la prescrizione, il termine sarà di 10 anni per le imposte dovute allo Stato, 5 per gli enti locali, sanzioni e multe, 3 per il Bollo auto. Cinque anni anche per il mancato versamento di contributi Inail o Inps. In tutti i casi, si parlerebbe di vizio di forma.