Una situazione di debito con il Fisco può capitare in un momento di difficoltà economica. I controlli, però, possono essere fatti solo entro un certo limite.
Le procedure di controllo fiscale sono quanto di più temuto da parte dei contribuenti. I quali, per evitare di incappare in situazioni, cercano di tenersi al passo con versamenti e pagamenti vari.
Non è sempre semplicissimo, seppure obbligatorio. E non è solo questione di distrazione né tantomeno di scarsa lena nell’onorare la propria posizione fiscale. Molto spesso, come accaduto sovente in tempo di pandemia, il contribuente potrebbe ritrovarsi in condizione di difficoltà economica, oppure di accumulo di pagamenti richiesti. Niente di strano, è qualcosa che può capitare a tutti. Il problema sorge nel momento in cui tale situazione inizi a diventare cronica, tanto da creare una stasi dei pagamenti e, quindi, una situazione di debito verso il Fisco. Giunti a una condizione di questo tipo, tutto dipenderà dalla natura delle pendenze e dalle tempistiche.
Debiti riferibili a svariati anni precedenti potrebbero incorrere in prescrizione. Anche se è bene ricordare che il Fisco potrebbe chiedere conto di eventuali situazioni irregolari per un periodo pari persino a 10 anni. Questo dipende dal tipo di debito, o meglio, dalla natura della situazione debitoria. Qualora il tutto vada scadenza, però, significherà sostanzialmente una cosa: saranno trascorsi gli anni decretati per archiviare la pratica e non temere più verifiche fiscali. Si tratta di termini stabiliti per legge, i quali, naturalmente, non dovranno essere una scusante per omettere un pagamento.
Debiti col Fisco: quale anno sta controllando l’Agenzia delle Entrate
Gli accertamenti dell’Agenzia delle Entrate sulle tasse vengono svolti prevalentemente su quelle in scadenza, cercando di evitarne la decadenza. Una strategia frutto non sempre di una programmazione a largo spettro ma indicativa per capire quali siano gli anni di imposta che, al momento, il Fisco sta tenendo d’occhio. Per determinarlo, bisogna considerare i debiti a cui si fa riferimento e, soprattutto, gli anni necessari affinché questi vadano in prescrizione. In sostanza, l’anno controllato sarà sempre l’ultimo, ovvero quello durante il quale la pendenza fiscale andrà in prescrizione. I termini di accertamento fiscale sono variabili, sia in base alla tassa che all’illecito commesso. Per quanto riguarda le imposte sui redditi, chi non ha presentato le proprie dichiarazioni incapperà nella cosiddetta dichiarazione infedele.
L’accertamento, in questi casi, va notificato entro il 31 dicembre del quinto anno successivo a quello in cui la dichiarazione dei redditi è stata presentata. E lo stesso avviene per i tributi locali, pena la decadenza. In caso di dichiarazione del tutto omessa, invece, la notifica dovrà arrivare entro il 31 dicembre del settimo anno. Agenzia delle Entrate e Guardia di Finanza, inquadrano i termini necessari alle notifiche degli atti impositivi accertativi in una proroga di 85 giorni per tutti quelli rientranti fino all’anno di imposta 2018. Un allungamento dei tempi disposto a causa della pandemia da Covid-19. In questo modo, i termini di accertamento per le omesse dichiarazioni 2015 sono scaduti il 26 marzo 2022 anziché il 31 dicembre 2021. Stesso discorso per l’anno 2012. A ogni modo, tutte le situazioni possono essere visionate. Basterà accedere al sistema di consultazione delle cartelle esattoriali. Tutto rigorosamente online.