Con l’emendamento al Decreto bollette, sembra in procinto di essere realizzata la prima limitazione ai condizionatori. Cominciano gli uffici pubblici.
La conferenza del presidente del Consiglio, Mario Draghi, andata in scena qualche giorno fa, aveva gettato una nuova luce sull’emergenza economica legata alla guerra in Ucraina.
Il raffronto fra lo spegnimento dei condizionatori e la pace nell’Est Europa aveva lasciato più di qualche perplessità. Lì per lì si era pensato a una provocazione, riferita all’ancoraggio dell’approvvigionamento energetico italiano alle fonti russe. Cosa vera, certo, ma difficilmente imputabile ai cittadini, ai quali era stato di fatto chiesto se avessero preferito la pace o restare senza aria condizionata. Una frase che, naturalmente, non aveva mancato di generare un sostenuto dibattito, nel quale si è cercato di srotolare il gomitolo e capire quale, effettivamente, fosse la posizione del premier. In realtà, l’intento era determinare se i cittadini fossero o meno disposti a limitare l’apporto di materia prima dalla Russia rinunciando a un po’ di fresco in estate e a un po’ di caldo in inverno.
In termini numerici, la riduzione dell’apporto dei condizionatori avrebbe giovato solo in parte all’erogazione di gas dalle fonti orientali. Tuttavia, il Governo sembra propenso a seguire questa strada. Con il decreto legge 17/2022, o meglio con un emendamento al cosiddetto Decreto bollette, si prepara il primo stop all’aria condizionata. A rinunciare per primi all’apporto dei condizionatori saranno gli uffici pubblici, con approvazione delle commissioni Ambiente e Attività produttive, arrivata in fase di conversione del provvedimento a Montecitorio.
Stop ai condizionatori, cominciano gli uffici pubblici: quanto si risparmia
La disposizione, quindi, è arrivata prima di quanto si pensasse. L’obiettivo è ridurre i consumi termici, così da avere un risparmio complessivo annuo con effetto praticamente immediato. Naturalmente, la speranza è che la mossa abbia davvero un impatto sul caro bollette, ovviamente in positivo. Lo stop all’aria condizionata, tuttavia, lascia ancora qualche perplessità. A partire dall’1 maggio 2022 e fino al 31 marzo 2023, ogni ambiente di ogni edificio pubblico non dovrà tassativamente superare i 19 gradi, se non con concessione di 2 gradi di tolleranza. Questo per quanto riguarda la climatizzazione invernale. Per l’estate, la temperatura non dovrà essere inferiore a 27 gradi (sempre con 2 di tolleranza). Tutto questo a condizione che l’emendamento trovi conferma nel passaggio del dl in legge.
In sostanza, i condizionatori non dovranno essere silenziati del tutto ma solo messi in condizione tale da non consumare troppo. In qualche modo, la disposizione viene incontro a tutti coloro che agli impianti di climatizzazione non hanno mai guardato con sguardo benevolo, visto l’impatto sulle temperature ambientali. E’ anche vero, però, che almeno per gli uffici pubblici tutti i condizionatori devono tener conto di alcune temperature ben precise, come da Dpr 74/2013. Durante l’inverno, la media ponderata delle temperature nei singoli ambienti non dovrà superare i 18 gradi (più i consueti 2 di tolleranza), mentre d’estate dovrà essere minore di 26 gradi centigradi. Il risparmio avrebbe dovuto iniziare da qui. In pratica, lo spostamento non sembra esserci stato, se non in senso più rigido. A patto che il pacchetto di normative passi sul serio.