“Preferiamo i condizionatori o la pace?”. Il quesito posto da Draghi appare più una provocazione che un’ipotesi. Per una serie di motivi.
Spegnere i condizionatori in estate per silenziare i cannoni in Ucraina. Un quesito che, secondo il presidente del Consiglio Mario Draghi, bisognerebbe porci prima che arrivi l’estate.
Difficile capire se sia stata una provocazione o una prospettiva vera e propria. Fatto sta che il premier ha messo sul tavolo quantomeno qualcosa su cui riflettere. Se non altro per capire se, effettivamente, affrontare le temperature variabili senza apporti tecnologici possa essere una vera soluzione per risolvere la crisi geopolitica (e quindi quella economica parallela) in corso. Certo, parole simili sono state sufficienti a scatenare dibattito politico e sociale, specie in questa fase immediatamente successiva all’approvazione del Def. Una decisione simile potrebbe essere presa esclusivamente nel caso in cui l’embargo al gas russo da ipotesi diventasse realtà. Un’ipotesi che, secondo il premier, sarebbe tutt’altro che da escludere.
A livello europeo, non solo nazionale. In pratica, qualora Bruxelles decidesse di dire stop alle importazioni del gas dalla Russia, che sia pagato in rubli o in euro, l’Italia non potrebbe che adeguarsi. E, in questo caso, sarebbe da capire quale sarebbe la strategia del nostro Paese per garantire l’approvvigionamento. Ci sarebbe un’estate per pensarci in modo approfondito. E se il gas per la cucina sarebbe necessario (e comunque garantito dalle fonti parallele), su altri fronti si potrebbe cercare di risparmiare. Il punto è capire cosa c’entrino i condizionatori in tutto questo. Finora, infatti, si era parlato di tenere d’occhio le temperature del riscaldamento domestico per evitare di essere salassati sul consumo di gas. Ma eravamo in inverno.
C’è un dato da considerare che ai più sfugge. La produzione dell’energia elettrica in Italia, avviene grazie a delle centrali funzionanti a gas, almeno buona parte di loro. Questo, però, ancora non spiega perché i condizionatori possano essere così importanti in un eventuale affrancamento dell’Italia dall’import russo. Apparentemente, infatti, lo stop alle forniture di gas da Mosca sembrerebbe bastare per sgambettare l’economia russa e ridurne le disponibilità economiche derivanti dai pagamenti delle materie prime. Secondo alcuni esperti, l’impatto sarebbe di circa 300 miliardi. Solo l’Italia, beneficia per il 40% del fabbisogno nazionale dal gas russo. Bel Paese che, al momento, sta cercando di rafforzare i collegamenti con altre fonti, soprattutto dall’Algeria e dall’Azerbaigian proprio per ovviare a tale parziale dipendenza.
Considerando anche i numeri degli altri partner europei, è probabile che l’Europa effettui una sorta di passaggio intermedio, interrompendo prima di tutto i canali di fornitura del petrolio. Le auspicate sanzioni contro Mosca, in sostanza, arriveranno ma potrebbero non farlo subito sotto forma di stangata sul gas. Per quanto riguarda i condizionatori spenti, chiaramente, si tratterebbe di una decisione che andrebbe a riguardare non solo le famiglie ma anche le imprese. Circa 70 miliardi di metri cubi di gas all’anno alimentano elettricità e calore, in buona parte per uso domestico.
Il discorso è semplice: riducendo l’apporto di gas, anche l’uso dei condizionatori e dei riscaldamenti sarebbe compromesso. In pratica, il tema è sempre il razionamento dell’energia: condizionatori o no, ridurre i consumi sarebbe un passo per non dover scontare più di tanto il filo commerciale tagliato con Mosca. Difficile da immaginare, figurarsi da attuare.