Alla Legge 104 può essere affiancato il cosiddetto Assegno di cura. Un contributo aggiuntivo erogato dal Comune ma regolato dalla Regione.
Il fine ultimo dell’assistenza a un familiare disabile o in condizione di invalidità, è quello di alleviare il più possibile le sofferenze dovute al suo stato. Tramite il conforto della famiglia ma non solo.
Svolgere una mansione di assistenza continuativa impone, il più delle volte, delle vere e proprie cure da prestare in casa. E questo, al netto della buona volontà, richiede sforzi fisici e anche economici, in base al tipo di cura che il familiare con invalidità andrà a ricevere, potrebbero essere necessari apparecchiature mediche specifiche, oltre naturalmente a un’attenta gestione del proprio tempo. Una combinazione di fattori che ha visto la messa a punto della Legge 104, per agevolare sia chi soffre la condizione di invalidità che il familiare che lo assiste.
In questo senso, il piano agevolativo è piuttosto ampio. Tanto che, in molti casi, non si ha nemmeno contezza precisa di quali (e quanti) siano i diritti riconosciuti e quindi fruibili. Il cosiddetto Assegno di cura ad esempio, prestazione assistenziale erogata in integrazione all’indennità di accompagnamento, viene concesso anche ai titolari di Legge 104, combinandosi alla perfezione con i termini della normativa. In questo caso, infatti, la prestazione non verrebbe erogata direttamente dallo Stato ma dal proprio Comune di residenza, oppure dalla Regione attraverso la Asl. Con particolare riguardo per le disabilità gravi.
L’Assegno di cura può essere inquadrato a tutti gli effetti come un aiuto aggiuntivo alle cure da prestare al disabile. Presso il proprio domicilio naturalmente. Per ottenerlo, è necessario possedere determinati requisiti, i quali vengono stabiliti però non dal Comune stesso ma dalla Regione. Al momento della richiesta, oltre all’Isee familiare, dovranno essere presentate le documentazioni mediche che attestino l’effettiva presenza di patologie o invalidità gravi. E che, soprattutto, comprovino la non autosufficienza di chi le soffre. Inoltre, il richiedente dovrà certificare la presenza di collaboratori domestici o badanti, qualora ve ne siano. La domanda potrà essere presentata direttamene presso i Servizi sociali territoriali, sia dall’interessato che da un suo familiare.
L’alternativa è rivolgersi a un Caf, patronati o agli uffici URP del Comune. La procedura però non cambierà e nemmeno la sostanza. A seguito della richiesta, le Unità di Valutazione integrata stabiliranno l’effettiva presenza di una situazione di necessità assistenziale perpetua, per poi predisporre un progetto di cura domiciliare. L’ultima parola spetterà alla Asl, che determinerà le modalità con la quale le cure verranno fornite. In caso di diniego da parte della Regione, sarà possibile inoltrare ricorso.
Una recente sentenza del Tar di Salerno ha infatti accolto il ricorso di un genitore con un figlio minorenne affetto da disabilità. A riprova di come l’Assegno di cura, come integrazione delle Legge 104, possa essere riconosciuto a fronte di una comprovata situazione di gravità bisognosa di assistenza continua. Valida tanto per i disabili cronici quanto per gli anziani. Un occhio di riguardo che, di fatto, è un diritto acquisito.