Busta paga, botta dall’addizionale: il taglio Irpef non salva dalla mazzata

La riforma delle aliquote Irpef, nel 2023, graverà sulle fasce medio-alte. La busta paga rischia riduzioni dovute all’addizionale.

 

La riforma delle aliquote Irpef ha premiato buona parte dei contribuenti, che hanno beneficiato della riduzione del numero da cinque a quattro. Con particolare riferimento alle fasce medio-alte.

Busta paga batosta
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Attenzione però, perché non è tutto oro quel che luccica. Se da un lato la busta paga andrà a sorridere, dall’altro rischia di subire una botta imprevista, proprio per quei contribuenti che beneficiano della revisione Irpef. Il pomo della discordia è proprio l’addizionale sull’Imposta, rivista però già in precedenza, ossia con la riforma entrata in vigore nel gennaio 2020. Per almeno 12 mesi si resterà tranquilli, visto che la normativa scatterà solo nel 2023. Tuttavia, è bene sapere già da ora che l’addizionale Irpef andrà a incidere in modo sostanziale sulla busta paga dei lavoratori appartenenti alla fascia reddituale medio-alta.

Il tributo regionale sarà applicato a saldo, con variazione da territorio a territorio. Le trattenute saranno applicate sia sugli stipendi che sulle pensioni o, altrimenti, sulle dichiarazioni dei redditi. Un quadro complessivo che vedrà quindi una difformità di base. Per quanto riguarda il Lazio, ad esempio, l’aliquota base dell’1,23% vedrà un aumento dello 0,5%, da utilizzare per la compensazione dei disavanzi sanitari. L’aliquota più alta, invece, toccherà quota 3,33%, ovvero il massimo consentito dalle normative in merito. Il problema è da individuare nelle fasce reddituali comprese fra 35 mila e 40 mila euro.

Busta paga, il massimale Irpef penalizza questi lavoratori

In pratica, se per quest’anno ci sarà un sollievo con la busta paga rivista in termini aggiuntivi, a partire dal prossimo anno andranno a pesare gli spostamenti dei massimali Irpef. Il 3,33%, in particolare, graverà sui lavoratori della fascia medio-alta, ovvero i premiati dalla revisione delle aliquote. Per loro, infatti, la detrazione si attesterà a non più di 300 euro. L’addizionale verrà quindi mantenuta per tutti i redditi fino a 35 mila euro, mentre la riduzione riguarderà la fascia subito superiore, portando il beneficio da 194 a 174 euro. Oltrepassata la soglia, si torna agli aumenti: da 126 euro a 206 per redditi da 75 mila euro e oltre. Depennati, però, i 270 euro l’anno ottenuti dalla nuova Irpef.

Discorso diverso in altre Regioni. Ad esempio in Campania, dove fino al 2021 si è applicata un’Irpef del 2,03%. La riduzione dell’imposta porterà un vantaggio massimo da 90 euro per i redditi fino a 28 mila euro, per poi tornare a salire oltre tale soglia. La riduzione, ad esempio, non graverà quasi per nulla per i redditi fino a 60 mila euro l’anno. Crescita graduale fino al massimale per i redditi oltre 100 mila euro. Altri territori, come l’Emilia-Romagna e la Lombardia, hanno adottato aumenti limitati per non creare disparità di trattamento fra le varie fasce reddituali. Altre ancora, come le Marche, applicheranno un’agevolazione per i contribuenti disabili.

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