Orazio Ragusa Sturniolo, portavoce di Azione contro la Fame Italia, a Contocorrenteonline: “Sei persone su 10, in zone di conflitto, soffrono di insicurezza alimentare”.
Non c’è niente di definito né di chiaro nel tragico teatro di guerra dell’Ucraina. L’invasione russa va avanti da oltre un mese e l’intenzione di ridurre la portata dell’offensiva non sembra aver portato frutti. Almeno per ora.
E senza il silenzio di bombe e tank, determinare un quadro verosimile per il futuro è quantomeno complicato. Specie per quel che riguarda gli effetti di ripresa, fumosi e indefinibili. In alcune circostanze, persino spariti dall’orizzonte. Il conflitto all’Est ha generato un clima di incertezza economica e politica probabilmente mai visto in tempi recenti. La crisi innescata dall’invasione dell’Ucraina è andata a sommarsi al fragile quadro socio-economico portato dalla pandemia, coi piani di ripresa costretti a fare i conti con il sopraggiungere dei nuovi (obbligatori) assetti geopolitici e geostrategici. L’Occidente introduce sanzioni alla Russia, Mosca minaccia di ridurre le forniture di gas e, soprattutto, Kiev rallenta le esportazioni di materie prime, soprattutto in ambito alimentare.
La crisi del granaio
Una serie di fattori che, secondo le Nazioni Unite, finiranno per creare i presupposti della peggiore crisi alimentare del Dopoguerra. Una vera e propria carestia globale, in grado di coinvolgere tanto i Paesi delle aree economiche più sviluppate quanto le Nazioni in cui le sofferenze erano già esasperate da contesti preesistenti. Se l’Europa dovrà cimentarsi nel reperimento di risorse da canali alternativi, per chi dipende totalmente dalle importazioni c’è il rischio (concreto) di ritrovarsi alla fame.
Il “granaio” del mondo dell’Ucraina corre il serio pericolo di bruciare assieme al suo ruolo di sostegno al fabbisogno globale, soprattutto di grano e cereali. I prezzi degli alimenti stanno già salendo e la flessione inesorabile delle risorse creerà un deficit sempre più ampio nell’approvvigionamento, oltre che nella produzione. E se il mondo resta senza pane, come spiega a Contocorrenteonline Orazio Ragusa Sturniolo, portavoce di Azione contro la Fame Italia, le vulnerabilità portate dalle crisi diventeranno tunnel senza luce.
Azione contro la Fame: “La carestia è possibile”
L’aumento progressivo dei contesti di sofferenza alimentare sta provocando l’incremento parallelo delle risorse stanziate per farvi fronte. Il programma alimentare mondiale potrebbe risentire di una difficoltà di reperimento delle risorse economiche?
“Sicuramente: i conflitti esacerbano crisi preesistenti, aggravando vulnerabilità e generandone, addirittura, nuove. In questo scenario è del tutto evidente che le risorse investite non saranno mai sufficienti. Non è un caso che Azione contro la Fame, nel suo manifesto, abbia denunciato il fatto che la guerra sia, oggi, la prima causa strutturale della fame. Sei persone su 10 tra quelle che soffrono di insicurezza alimentare, del resto, vivono in un’area caratterizzata da guerre e ostilità e l’84% dei 149 milioni di bambini colpiti da malnutrizione cronica vivono in un Paese in conflitto”.
Qual è il rischio per i Paesi che dipendono quasi totalmente dalle importazioni ucraine? In alcuni contesti di guerra perpetua, come lo Yemen, si rischia realmente l’azzeramento delle risorse?
“Il conflitto peggiorerà, ulteriormente, situazioni già complesse. Ricordiamoci, per esempio, che lo Yemen dipende quasi interamente dalle importazioni di cibo: il 30% del grano proviene dall’Ucraina. Il forte aumento dei prezzi del prodotto incrementerà, automaticamente, il costo del cibo e ne ridurrà l’accesso per la popolazione più vulnerabile. Secondo i rapporti delle Nazioni Unite, inoltre, questa guerra potrebbe portare a una carenza di forniture di grano anche in Siria, con un impatto sui prezzi dei prodotti alimentari di base come il pane e la farina”.
Il supporto fornito ai rifugiati, soprattutto in Moldavia, si è orientato anche sul fronte igienico e sanitario. È possibile inviare sostegni, alimentari e non, direttamente sul territorio ucraino?
“Il team di emergenza di Azione contro la Fame ha già inviato un primo furgone con cibo e kit igienici a Odessa. Chiaramente, in questo momento, la priorità è dare ristoro alle persone, soprattutto ai bambini, che fuggono dalla guerra dirigendosi verso i confini. Ma non solo: l’organizzazione sta anche sostenendo le famiglie che ospitano i rifugiati nelle proprie case e sta anche ragionando sulla possibilità di distribuire contanti. Del resto, solo chi dispone di un conto bancario internazionale può accedere, in questa fase, ai propri risparmi nella valuta locale”.