Negli ultimi tempi ormai non c’è alcuna possibilità di vivere il web senza trovarsi di fronte a comunicazioni quantomeno bizzarre.
Nel caso specifico quello che ci segnalano i lettori, e per di più denunciano alla Polizia postale è qualcosa della quale si farebbe volentieri a meno. Ci troviamo insistentemente di fronte a situazioni che spesso si esprimono al limite del surreale. Condizioni nelle quali ci si vorrebbe trovare mai e poi mai. Il raggiro, la truffa, la possibilità di essere derubati i tutto.
In poche parole la questione è sempre la stessa. Quanto è realmente rischioso il web, quanto ci può costare una distrazione un attimo di ingenua follia, se cosi potremmo definirla. Il problema nasce nel momento in cui ci si trova di fronte a particolari contenuti, parole intenzioni che ci sembrano, paradossalmente le migliori di questo mondo, ed invece, proprio li si annida il doppio gioco, l’inganno, l’ambigui, insomma la truffa. Milioni di italiani ancora cadono nella rete, come se nessuno mai avesse loro spiegato i rischi di certi atteggiamenti.
Le denunce da parte dei cittadini trovano bene o male la stessa identità, messe insieme possiamo scorgere all’interno delle tante segnalazioni qualcosa di profondamente comune. Una struttura classica nella quale poi a variare sono soggetti, oggetti ed intenzioni, tutto sommato. Ci troviamo quindi di fronte a stratagemmi che in qualche modo possiamo dire vincenti per le volte in cui riescono a portare a casa il risultato, negativo certo per noi ma positivo per quanti si annidano tra le maglie oscure del raggiro li nella rete infinita.
L’impatto con l’espediente utilizzato dai truffatori è uno dei più classici per chi si confronta quotidianamente con una casella mail piena zeppa di messaggi dalla natura diversificata. Sottolineature, grassetti, scritte in bella mostra. Succede che all’improvviso una grande aziende, di quelle regine assolute del mercato, in questo caso Amazon, propone di partecipare ad un sondaggio, qualcosa di molto semplice e veloce, fin qui tutto apparentemente normale e realisticamente possibile. Il dubbio arriva successivamente.
L’inganno, almeno secondo qualcuno, perchè purtroppo non tutti riescono a decifrarlo, arriva nel momento in cui a seguito del sondaggio si promette un gustoso omaggio, non uno qualunque sia chiaro, ma qualcosa di estremamente ambito. Uno smartphone nuovo di zecca da scegliere tra gli ultimi modelli Apple o Samsung, il top insomma. Già qui, qualcosa dovrebbe suggerire l’inganno, ma i più ingenui, quelli che proprio non pensano si possa essere presi in giro insistono e vanno avanti. Il testo suggerisce di cliccare sul link sottostante, il punto di non ritorno insomma.
A quel punto si aprirà quasi sicuramente una pagina in tutto e per tutto fedele alla piattaforma originale di quella particolare azienda, in questo caso quindi Amazon, vittima inconsapevole della truffa. A quel punto all’utente saranno richieste una serie di informazioni personali, con molta probabilità anche di natura finanziaria, come ad esempio le credenziali d’accesso all’home banking. In quel frangente la truffa sarà di fatto compiuta. I malintenzionati potranno riutilizzare le informazioni personali trasferite ed addirittura provare a svuotare la carta prepagata o il conto corrente del malcapitato di turno.
La prima cosa da fare in questi casi, se si comprende di essere stati truffati è quella di denunciare il tutto alla Polizia postale. Successivamente si potrebbe provare a richiedere assistente alla propria banca circa la possibilità di rimborso del denaro sottratto. In quel caso entreranno in gioco dinamiche, assicurazioni e clausole del contratto che quasi sicuramene nemmeno conosciamo. La truffa insomma è viva più che mai. Il raggiro prolifera in rete e non solo. Gli utenti, i cittadini continuano a cascarci, ed a niente servono, cosa riscontrabile, le segnalazioni delle stesse aziende, i consigli offerti, le indicazioni. La truffa è viva, più che mai, forse oggi più di prima.