Entro marzo, l’Inps verserà i contributi dell’Assegno unico a tutti i beneficiari. Qualora non fosse così, meglio ricontrollare l’Iban fornito.
Pagamenti iniziati per l’Assegno unico, finalmente nella sua versione definitiva. O meglio, universale. Il via è stato dato lo scorso 16 marzo ma, molto probabilmente, si arriverà alla fine del mese per completare le operazioni.
L’addio alla versione provvisoria e l’allargamento su scala ampia del provvedimento più atteso del 2022 ha richiesto più tempo del previsto per completare la sessione di erogazioni. In qualche modo, però, c’era da aspettarselo. L’Inps, infatti, si è riservato di non accogliere le domande in base all’ordine cronologico, ossia espletando dapprima le pratiche presentate con più tempestività dai contribuenti. La procedura ha seguito invece il criterio del codice fiscale e dei “blocchi”, con un numero di elaborazioni quotidiane che non va oltre un certo numero. Ecco perché, in alcuni casi, anche in presenza di una domanda inviata pressoché contemporaneamente, fra un utente e l’altro i tempi possono allungarsi anche di una settimana.
Se l’Assegno unico ritarda, in sostanza, non c’è da preoccuparsi. Almeno fino alla fine del mese si potrà pazientare senza ricorrere a chiamate o quant’altro, visto che l’accredito dell’importo può arrivare, in maniera prevista, anche con un po’ di ritardo. Tutto calcolato insomma, a parte una circostanza. La quale rientra nel novero dei casi in cui l’Assegno non arriverà in ritardo ma non potrà essere in alcun modo erogato. Frutto di un vizio di forma che impedirebbe all’Inps di procedere al pagamento, indipendentemente dalla sua volontà. Il problema, infatti, sarebbe da ricercare nell’Iban fornito.
Assegno unico bloccato, colpa dell’Iban: ecco come fare
Anche su questo punto è più volte intervenuto direttamente l’Istituto. Garantendo, al contempo, che tutte le pratiche saranno lavorate entro fine marzo e che tutti i percettori finiranno per ricevere il pagamento entro il 31 del mese. Per questo, qualora non fosse così, sarebbe evidente la presenza di qualche difformità procedurale. L’errore più frequente, visto che i requisiti sono accertati ben prima di procedere con l’erogazione, riguarda l’Iban non corretto o comunque non rientrante nelle categorie previste ai fini dell’attribuzione dei contributi. Già nel mese di gennaio, quando in teoria l’Assegno unico avrebbe dovuto entrare in vigore, l’Inps aveva fornito indicazioni sull’argomento. Per poi tornarci sopra nel momento in cui diversi utenti hanno lamentato il mancato pagamento.
Accanto alle ragioni tecniche, l’Inps ha posto come motivazione la possibile presenza di un errore. Nello specifico, con riferimento all’Iban, la non appartenenza a un servizio operante in uno dei Paesi dell’area Sepa, oppure la mancata titolarità dello stesso da parte del beneficiario del trattamento. Questa, in particolare, è la casistica più frequente: l’Assegno unico potrà essere erogato solo ed esclusivamente su un Iban intestato al richiedente. A ogni modo, qualora il pagamento non avvenga, il titolare potrà comunque modificare i dati forniti, semplicemente accedendo alla domanda già inoltrata (tramite credenziali di identità digitale) e cambiando l’Iban fornito. A quel punto non ci saranno più ostacoli fra il beneficiario e l’Assegno.