Dimenticarsi di aggiornare la propria situazione reddituale (e quella dei figli a carico) potrebbe costare parecchio. Il Modello 730 dà le indicazioni.
Il Modello 730 è la cartina di tornasole della nostra situazione reddituale e, al contempo, dichiarativa. E, al momento della presentazione, il fatto di essere a debito e non a credito fa tutta la differenza del mondo.
A volte è una situazione inaspettata. Arrivare alla dichiarazione convinti di dover ricevere dei rimborsi in busta paga e, invece, ritrovarsi a dover versare tramite Irpef. Nell’eventualità, sarebbe una bella botta al proprio stipendio. Ed è bene prestarvi attenzione, visto che si tratta di una situazione tutt’altro che infrequente. Anche alla luce di alcune modifiche in ambito dichiarativo arrivate per i contribuenti, dovute all’avvento dell’Assegno unico universale. Una novità che, se da un lato mira certamente ad agevolare i nuclei familiari con figli sotto i 21 anni, dall’altro ha imposto una sterzata sul fronte delle detrazioni fiscali.
La prossima dichiarazione dei redditi farà chiaramente riferimento all’anno di imposta 2021. Durante il quale, le detrazioni erano regolamentate in modo differente. Ecco perché avere contezza dell’eventuale trattenuta diventa fondamentale, ancora prima della dichiarazione vera e propria. Il Modello 730 consente di determinare l’importo e, se questo risultasse inferiore a quanto dovuto, verrà determinata la situazione reddituale a debito. Una situazione del tutto opposta a quella che si verrebbe a creare qualora fossero presenti spese mediche, mutui, ristrutturazioni e quant’altro possa contribuire a creare una condizione di credito.
Modello 730, attenzione agli errori: in questo caso nemmeno il rimborso del Fisco salva
C’è una particolare circostanza alla quale fare attenzione. In questi casi è bene sapere che il Fisco, che solitamente garantisce in parte o totalmente la somma dell’Irpef, non riuscirebbe a coprire l’errore. Perché di questo si tratta e anche di proporzioni vaste, considerando che potrebbe costare fra 950 e 1.620 euro di restituzione. Il problema, stavolta, non va ricercato nelle spese detraibili ma in quelle fisse. E, in particolare, sulle persone che nella situazione reddituale risultano a carico le dichiarante. Costoro figurano in tale condizione in quanto il loro reddito annuo non supera il limite di quello previsto per un reddito personale. In questi casi, per avere la detrazione dovrà essere inoltrata precisa domanda, con consegna al datore di lavoro. Solo in tal modo sarà possibile accedere allo sconto Irpef, con minor aggravio tassativo sul reddito derivato dal lavoro dipendente.
Il nodo potrebbe sorgere nel momento in cui, in caso di variazione, il contribuente beneficiario della detrazione dovesse omettere di comunicarla. Una mancata comunicazione, infatti, potrebbe comportare l’improvvisa comparsa di una situazione a debito. Nello specifico, a fronte di una detrazione di 950 euro (che diventa di 1.200 per ogni figlio fino al terzo anno di età, 1.350 per figli disabili sopra i 3 anni e 1.650 al di sotto), il reddito annuo non dovrà superare i 2.840,51 euro. O comunque i 4 mila se il figlio in questione non superasse i 24 anni di età. Una soglia raggiungibile facilmente. Basterebbe una Naspi per rideterminare la situazione reddituale.