La scelta di una banca alla quale affidare i propri risparmi è fondamentale, specie a lungo termine. E la Bce traccia un profilo delle migliori.
Stilare una graduatoria, di qualsiasi natura e qualunque sia l’argomento, non è mai un affare semplice. I fattori da tenere in considerazione sono numerosi, specie quando in ballo ci sono i consumatori.
I quali, in questo caso, figurano come risparmiatori-investitori. Sì, perché nonostante il momento storico sia sostanzialmente poco propenso sia al risparmio che all’investimento, definire quale banca possa essere la migliore per la gestione del nostro denaro diventa ancora più fondamentale. Anche gli istituti di credito hanno risentito della crisi, iniziata già in fase pandemica e rafforzata dalla deriva assunta dagli scenari internazionali. L’invasione russa ha sobillato i mercati, resi altalenanti e incerti anche a medio e lungo termine. Per questo, sul piano degli investimenti, il rallentamento avuto durante la pandemia ha incontrato una nuova frenata, stavolta dettata dal rafforzarsi dell’inflazione.
Le banche restano comunque il porto più sicuro per i propri risparmi. Tenendo però presente una certa dose di effetti diretti e indiretti della crisi internazionale, primo fra tutti l’aumento dei costi di gestione dei conti correnti. Un fronte estremamente caldo, visto che l’aumento fa seguito al periodo di rincaro sui prezzi dei beni di prima necessità e del carburante. Senza contare che i costi relativi al conto corrente figurano di fatto come delle piccole tasse patrimoniali. Fattori comuni a ogni banca, comunque variabili a seconda delle regole imposte dall’istituto di credito.
Da una banca all’altra: la classifica delle più solide
Redigere una classifica delle banche migliori può essere quindi un’impresa ardua. Non impossibile però, sommando fattori riconosciuti di default come positivi per una banca e le recensioni di chi è già cliente. Anche la Banca Centrale Europea, in realtà, fornisce dei dati utili a definire i migliori istituti di credito dei vari Paesi dell’Unione europea. Italia compresa naturalmente. Molto dipende dalla Supervisory Review and Evaluation Process, ovvero il parametro utilizzato per la valutazione dei rischi e, nondimeno, della capacità delle banche di affrontarli. In sostanza, la Supervisory Review tiene d’occhio la solidità finanziaria di un istituto di credito. E un dato interessante, è che i risultati in termini di solidità e stabilità sono stati sostanzialmente confermati.
Il report della Bce ha fatto sapere che requisiti patrimoniali e linee guida “aumentano marginalmente”, fino a toccare stabilmente quota 15,1% delle attività ponderate per il rischio nel 2022. Un dato in crescita rispetto al 2021 (14,9%), mentre i requisiti patrimoniali e le indicazioni del CET1 salgono appena (10,6% rispetto al 10,5% del 2021). A proposito di rischi, la Bce ha comunque precisato che il credito segnala comunque una certa predisposizione al deterioramento. Specie in quei settori economici che più di tutti hanno beneficiato dei provvedimenti disposti a livello statale per il sostegno durante la fase più dura della pandemia.
Sommando tutti i dati, riguardanti oltre 100 istituti di credito, il primo posto nella classifica delle banche più sicure è toccato alla francese Caisse de Refinancement de l’Habitat. In Italia, invece, il primo nome a figurare è il Credito Emiliano. Decisamente staccati dalle prime piazze gli istituti maggiori, dal 17esimo di Mediobanca alla 28esima e 29esima di Unicredit e Intesa Sanpaolo. Addirittura 87esima Monte dei Paschi di Siena.