Cartelle esattoriali, prima di procedere con i pagamenti occorre conoscere le nuove scadenze da rispettare.
La rottamazione delle cartelle è stata prorogata tramite Decreto Sostegni ter. La Commissione bilancio del Senato ha approvato l’emendamento e i cittadini possono tirare un sospiro di sollievo.
Un passo importante per i contribuenti debitori con il Fisco. Il Senato ha approvato l’emendamento per la proroga della rottamazione delle cartelle esattoriali e ora si attende lo stesso responso da parte della Camera. La seconda conferma permetterebbe ad oltre 500 mila italiani di regolarizzare la propria posizione con l’Agenzia delle Entrate provvedendo a saldare i conti non versati entro la fine del mese di dicembre 2021. La proroga causerebbe, però, uno slittamento delle date dei pagamenti per le cartelle dell’anno in corso dato che l’intero calendario dovrà adeguarsi al cambiamento in atto.
Il calendario delle riscossioni è stato modificato in seguito alla concessione di ulteriore tempo ai cittadini per saldare le vecchie rate. Gli arretrati della rottamazione ter e del saldo e stralcio delle cartelle potranno essere corrisposti tenendo conto di tre scadenze. La prima data da segnare sul calendario è il 2 maggio e servirà ai contribuenti che devono pagare le rate 2020 per regolarizzare la posizione.
I cittadini che devono versare le rate del 2021, invece, dovranno procedere entro il 1° agosto mentre il pagamento delle cartelle del 2022 dovrà avvenire entro il 20 novembre dell’anno in corso. I debitori potranno pagare anche entro cinque giorni dalle suddette date di scadenza senza rischiare sanzioni secondo la regola della tolleranza. Superando tale limite temporale non sarà più possibile pagare tramite rateizzazione perché si entrerà nella decadenza. Chi continuerà ad essere inadempiente, poi, riceverà sanzioni e interessi che faranno lievitare l’importo da versare.
Per il momento i contribuenti possono stare tranquilli. Un ritorno alla “normalità”, senza riammissioni alla rateizzazione delle cartelle esattoriali e con l’esecuzione forzata è ancora lontano dall’avvenire dato che la situazione generale in Italia è più complicata che mai. Oltre alla pandemia, infatti, si è aggiunta la guerra in Ucraina a complicare il contesto in cui famiglie e imprese si ritrovano a vivere – in alcuni casi a sopravvivere. Gli aumenti, la paura di una guerra, l’economia che fatica a decollare, sono tante le variabili che spaventano i cittadini e lo Stato cerca, almeno per il momento, di non gravare ulteriormente sulle loro spalle. Di conseguenza, la proroga è stata preferita all’esecuzione forzata. Il ritorno alla riscossione ordinaria può attendere.