Andare in pensione con cinque anni di anticipo senza usufruire del trattamento anticipato. Una soluzione possibile con il contratto di espansione.
Sessanta mesi al traguardo. Tanto è necessario per godere del cosiddetto “superscivolo” sulla pensione. Cinque anni di scarto fra la propria situazione contributiva e la maturazione del diritto effettivo al trattamento.
Un quadro interessante per tutti quei lavoratori che, entro un quinquennio, raggiungeranno la quota necessaria per il pensionamento, si tratti di quella di vecchiaia o di una legata a un trattamento anticipato. Il termine giusto sarebbe “contratto di espansione”, ovvero un piano concordato fra azienda e lavoratore per usufruire di uno scivolo pensionistico e, quindi, di una sorta di accompagnamento al trattamento con possibilità di reintegro di nuovo personale. Una misura confermata dalla Legge di Bilancio 2022, che ha rinnovato la procedura per altri 24 mesi. Peraltro, la Manovra ha consentito di infilare nel pacchetto alcune novità, che permetteranno di estendere la platea di beneficiari.
La scadenza originaria cadeva il 31 dicembre scorso. Tuttavia, l’idea di favorire il ricambio generazionale all’interno delle aziende potrebbe significare molto in un momento storico in cui, in Italia, ci sono più pensioni che stipendi. L’aggiornamento del personale dipendente avverrebbe anche tramite riduzioni dell’orario e garanzia di cassa integrazione guadagni straordinaria, mantenendola in modo continuativo per 18 mesi. Per questi stessi dipendenti, potrebbe scattare il contratto di espansione al manifestarsi delle condizioni. Una soluzione che garantirebbe un’indennità mensile di pari importo alla pensione maturata.
Pensione, come funziona il contratto di espansione
Si tratterebbe a tutti gli effetti di una pensione anticipata. Con la differenza che non saranno previsti anticipi ma assegni erogati del tutto identici a quelli che caratterizzerebbero il trattamento definitivo. L’Inps provvederebbe comunque a garantire l’assegno fino al raggiungimento dei requisiti per la pensione di vecchiaia, a patto che a questa non manchino più di 60 mesi. Per quanto riguarda coloro che avranno diritto alla pensione anticipata, il trattamento sarà identico. Per questi contribuenti saranno necessari comunque i 42 anni e 10 mesi di contributi. Le modifiche arrivate in Legge di Bilancio mirano a estendere il ventaglio dei beneficiari, assieme alla proroga del trattamento.
Le aziende che potranno accedere alle strategie di ricambio generazionale tramite il contratto di espansione non saranno solo quelle con almeno 100 dipendenti. Tale prerogativa, infatti, fino al gennaio scorso era ad appannaggio esclusivamente delle grandi imprese, mentre da febbraio si è deciso di includere nel gruppo anche le aziende con meno di 50 dipendenti. Un’ennesima sterzata in direzione delle piccole e medie imprese, le più colpite dalla crisi pandemica. L’occhio di riguardo mirerà tanto all’aggiornamento del personale quanto alla riduzione dei costi dovuti all’assunzione di un nuovo personale tramite la strategia del ricambio generazionale. Un ulteriore tassello nel progetto di risoluzione della crisi occupazionale, nella quale sono invischiati soprattutto i più giovani.