Nemmeno il pane sfugge alla trappola degli aumenti. E in alcune città, i costi viaggiano su cifre incredibili per un solo chilo.
Mai sottovalutare l’importanza del pane. Il cibo per antonomasia è quanto di più indicativo ci sia per capire quanto, effettivamente, un’ondata di rincari possa essere destabilizzante.
Nei giorni scorsi si è parlato molto di come la guerra in Ucraina possa sortire contraccolpi non indifferenti sui mercati, finendo persino per limitare le scorte di grano, olio di semi di girasole e di altri beni, prodotti e materie prime di larghissimo consumo. E le ripercussioni economiche potrebbero essere solo all’inizio, specie sul fronte delle utenze. La crisi energetica, secondo gli esperti, potrebbe prolungarsi ulteriormente, apportando nuovi rincari sui costi di luce e gas. Non è un mistero nemmeno che fare la spesa stia diventando proibitivo in alcuni casi, proprio per il riflesso della crisi sui beni primari. Non ultimo il pane, appunto, alimento che fa da ago della bilancia della Storia.
Forse non saranno tempi di rivoluzione ma le difficoltà sempre più stringenti stanno generando pressioni quasi mai viste sulla società del Terzo Millennio. Almeno per quel che riguarda i Paesi occidentali naturalmente. Un mix di circostanze che hanno creato una delle peggiori crisi degli ultimi decenni, quasi inedita sotto certi punti di vista. Aver trascorso due anni in pandemia, fra lockdown e restrizioni, era qualcosa che non si vedeva da oltre un secolo. Di conflitti, invece, il mondo non se ne è mai risparmiati. E anche prima dell’invasione russa in Ucraina, in alcune aree del Pianeta, le armi continuavano il loro lavoro.
La crisi del pane: le città in cui costa di più (e di meno)
Stavolta, le bombe stanno cadendo troppo vicine per non sentirne i boati. Almeno idealmente, sul piano degli effetti indiretti. La crisi internazionale ha colpito duramente e le famiglie italiane non sono state esentate dal colpo di frusta. Chi più chi meno, tutti si stanno confrontando con i rincari, dal carburante agli alimenti, e questo non fa che aumentare il disagio complessivo delle famiglie, già duramente provate dalla pandemia. Il listino dei prezzi indica che anche il pane è finito nel calderone degli aumenti. Una brutta notizia, anche se il malcontento, oggigiorno, si misura sulla base di altri indicatori. Assoutenti ha comunque delineato, tramite una ricerca, la mappatura dei rincari dell’alimento principe. Individuando dove si spende di più per comprarlo e dove, invece, si spende meno.
La graduatoria rende evidente la vastità del territorio interessato dal rincaro. Ad esempio, la città “regina” è Ferrara, con 9,8 euro per l’acquisto di un chilo di pane. Poco distante la corregionale Forlì (9 euro al chilo). E si resta al Nord anche sul terzo gradino del podio, con gli 8,5 euro al chilo di Venezia. Poi uno scalino che scende fino a 6 euro, in un supergruppo composto da Milano, Bari, Ancona, Bologna, Macerata, Bolzano, Modena, Reggio Emilia, Trento e Udine. Tutte città in cui il pane, per il peso di un chilo, richiede un minimo di 6 euro. Per trovare il risparmio bisogna spostarsi al Sud, tra Campania e Calabria. A Napoli, ad esempio, secondo Assoutenti si ragiona ancora nell’ordine dei 2 euro al chilo, mentre a Benevento il costo si aggira sui 2,65 euro. In mezzo, la città di Cosenza: 2,5 euro.