Poste ha riattivato le operazioni di cessione del credito ma non per le spese sostenute nel 2021. Un bel guaio per parecchie imprese.
Nonostante il Governo abbia cercato di fare chiarezza, sulle operazioni di cessione del credito per i bonus edilizi continua a restare qualche dubbio.
Tanto per fare un esempio, nei giorni scorsi Poste Italiane ha riaperto la piattaforma che consente di effettuare la cessione anche per il Superbonus 110%, pubblicando in questi giorni persino il listino delle tariffe applicate in basse alle operazioni effettuate. Il problema è che, su alcuni fronti, dopo lo stop imposto dal Sostegni Ter le cose non sembrano cambiate. In modo particolare per quel che riguarda le cessioni del credito sulle spese del 2021. Questo significa che, per la scadenza del 7 aprile (ovvero il termine per l’invio della comunicazione per la cessione del credito all’Agenzia delle Entrate), recuperare la spesa sostenuta tramite l’operazione diventerà un problema serio.
Il rischio è che Poste Italiane possa rifiutare le pratiche trasmesse relative alle spese sostenute nel 2021 e riguardanti operatori incapienti. E difficilmente questi potranno optare per altre soluzioni (nel senso di altri enti interessati all’acquisto delle somme) visti i tempi stretti. Un’alternativa per i non incapienti esisterebbe anche, ossia utilizzare la prima quota della detrazione nella dichiarazione dei redditi 2022, per poi procedere con la cessione del credito per le rate derivanti dai bonus utilizzati dal committente. Per i restanti, però, la parte del credito maturato sulle spese 2021 resterebbe comunque fuori dai ranghi.
Cessione del credito, stop di Poste alle spese 2021: come evitare di perdere soldi
Non è un problema di Poste in senso stretto, visto che la frenata imposta per il contrasto alle frodi fiscali ha sortito effetti anche sugli enti. Con l’estensione a marzo della ripresa delle procedure, il servizio di Poste Italiane è stato riattivato, sì, ma solo per le spese a questo punto sostenute nel 2022, ovvero con orizzonte sulle prime cessioni e le quote annuali che verranno fruite nell’anno di imposta 2023. Tutti gli altri che hanno impegnato l’ente sulle spese 2021, si stanno ritrovando di fronte alle comunicazioni di rifiuto. Il problema sarebbe da ricercare nelle varie modifiche ai protocolli utilizzati per la cessione del credito, con le ultime del mese di febbraio che avrebbero di fatto lasciato a piedi gli utenti in questione. A questo punto la fase di stallo è servita.
L’unica soluzione, a questo punto, sembrerebbe costringere gli utenti incapienti a dover rinunciare alla copertura della prima rata del Superbonus o delle altre agevolazioni edilizi, e quindi procedere con la cessione delle rate residue. Un passaggio che viene definito dal regolamento che disciplina l’operazione. Il quale prevede che, in condizione di incapienza, la quota non recuperata dal contribuente non potrà esserlo nemmeno negli anni successivi. Parlando di interventi come il Superbonus, è chiaro che si tratta di somme importanti. L’unico spiraglio, a questo punto, è quello di un emendamento che possa sortire l’ennesimo dietrofront e impedire che le imprese lascino per strada quanto impegnato. La conversione in legge del Sostegni Ter passerà dall’esame del Senato, che avrà tempo fino al 28 marzo per decidere cosa fare. Sperando che le eventuali modifiche facciano quadrare tutti i tasselli.