La sospensione della pensione scatta nel momento in cui si commette un banale errore. Scopriamo quale per non rischiare di non ricevere l’assegno pensionistico.
Un inconsapevole errore può portare alla sospensione della pensione e all’obbligo di restituire le somme ottenute indebitamente. Vediamo come evitare questa tragica eventualità.
I pensionati devono prestare molta attenzione ad un errore che potrebbe costare caro. Violando una specifica direttiva, quella del divieto di cumulo, si dovrebbero restituite somme percepite indebitamente pur non essendo consapevoli dell’errore commesso. Di conseguenza, l’uscita dal mondo del lavoro con il raggiungimento del pensionamento può portare una serie di conseguenze rilevanti economicamente che è bene conoscere per evitare di agire, seppur in buona fede, contro le direttive della normativa.
Sospensione della pensione, quando accade
Quota 100 e Quota 102 hanno introdotto il divieto di cumulo. Significa che il pensionato non ha il diritto di accumulare redditi da lavoro con redditi da pensione a meno che non si tratti di redditi derivanti da lavoro autonomo e, anche in questo caso, ci sono delle direttive da seguire. Il riferimento è al limite massimo di 5 mila euro all’anno.
Il divieto di cumulo riguarda il cittadino che non ha ancora compiuto 67 anni, età di accesso alla pensione di vecchiaia con Quota 100. Ciò significa che a partire dal mese di decorrenza di Quota 100 ( o Quota 102 nel 2022) e fino al mese di compimento di 67 anni, il pensionato non potrà lavorare percependo redditi non cumulabili. Le conseguenze per chi agisce diversamente sono gravi e prevedono un enorme esborso di denaro.
I rischi nell’aggirare il divieto
I rischi da valutare per chi viola il divieto di cumulo sono gravi. Le conseguenze sono la sospensione della pensione per l’intero anno solare in cui si è prestata l’attività lavorativa che ha permesso di accumulare redditi non cumulabili con i redditi da pensione. In più, se il pensionato dovesse avere già ottenuto l’erogazione di qualche mensilità dell’assegno pensionistico nell’anno di riferimento dovrà restituire le somme percepite indebitamente. E’ importante sapere che tale importo includerà sia il netto erogato sia la tassazione applicata pur riferendosi a somme che il pensionato non ha ricevuto per intero.
Indipendentemente dai giorni di lavoro – ne basta anche uno solo – e dalla retribuzione – è sufficiente un piccolo importo – la pensione verrà sospesa per un anno con la restituzione di quanto ricevuto dal 1° gennaio.
Gli esenti dalla sospensione della pensione
Gli unici pensionati che non corrono rischi lavorando dopo il pensionamento con Quota 100 o 102 sono quelli che presentano redditi da lavoro autonomo. Parliamo di attività che comportano la realizzazione di un’opera o un servizio dietro pagamento, che non presentano alcun vincolo di subordinazione con il committente e di un lavoro svolto in proprio.