L’Agenzia delle Entrate tiene d’occhio il conto corrente dei contribuenti. Ma solo in caso di operazioni sospette, oltre i limiti del consentito.
Esiste un limite entro cui tenere il proprio denaro? In realtà, i controlli del Fisco non tengono conto di un tetto minimo o massimo sugli importi detenuti dal contribuente.
Almeno non sul piano dei controlli. L’Agenzia delle Entrate, piuttosto, tiene d’occhio i pagamenti in contanti. Per i quali, almeno fino al 2023, resterà il limite di 2 mila euro, visto che il tentativo di abbassare il tetto a 999,99 euro è stato respinto in sede di dibattito. E’ quindi il conto corrente a finire nel mirino, o meglio, le operazioni che vengono effettuate per suo tramite. Si tratta, infatti, dello strumento più utilizzato dai lavoratori dipendenti, come dai professionisti e dalle Partite Iva, così come da autonomi, pensionati e disoccupati. Transito del denaro ricevuto e utilizzo per operazioni varie: il conto resta sott’occhio del Fisco senza che vi siano soglie predefinite da tenere presente.
Lo specchietto di tornasole sarà la dichiarazione dei redditi. In quel momento, sarà possibile capire se i conti finali rispecchiano la realtà oppure se c’è qualcosa che non torna fra quanto dichiarato e le spese realmente sostenute. Un sistema di verifica che è stato ulteriormente rafforzato negli ultimi mesi, potenziando l’accesso del Fisco alle banche dati che detengono le informazioni dei contribuenti. In sostanza, i controlli scattano quando l’Agenzia delle Entrate riscontra delle difformità fra la reale disponibilità (anche potenziale) del correntista e quanto dichiarato.
Conto corrente, i controlli fiscali: qual è il limite di giacenza
E’ chiaro che le impostazioni basilari del conto corrente restano le medesime in qualunque caso. Un conto aperto può essere individuale ma anche collettivo e più persone possono aprirne uno per le proprie spese quotidiane. Dai bonifici ai prelievi, fino a versamenti e giroconti, oltre che tutte le operazioni di pagamento concesse con la carta. Per aprire un conto corrente si stipulerà un contratto di apertura con l’ente che ospiterà i fondi depositati. In pratica, lo strumento in questione è il metro attraverso il quale vengono determinate le capacità di spesa del contribuente, coi titolari di Partita Iva maggiormente attenzionati a livello fiscale. Il consiglio è di non tenere più di 5 mila euro sul conto, in quanto una cifra superiore farebbe incorrere nell’imposta di bollo.
Per il resto, non vi sono limiti minimi o massimi sugli importi. Le normative vigenti prevedono delle limitazioni su altri aspetti, come i prelievi e i versamenti. In caso di prelievi superiori a 10 mila euro, ad esempio, la banca dovrà inviare una segnalazione all’Unità di informazione finanziaria, anche se gli stessi avvengono a più riprese. Una precauzione adottata per prevenire possibili operazioni illeciti, come l’evasione fiscale o il riciclaggio di denaro. E attenzione, perché i controlli dell’Agenzia delle Entrate possono fregiarsi di una durata piuttosto lunga: il termine degli accertamenti va dal 31 dicembre del quinto anno successivo alla dichiarazione dei redditi fino ad arrivare al settimo se in quell’anno non sarà stata presentata alcune dichiarazione. Durante questo periodo, il contribuente è tenuto a conservare tutta la documentazione relativa alle proprie operazioni.