Il conflitto tra Russia e Ucraina sta provocando delle ripercussioni piuttosto pesanti in Italia per quanto concerne la spesa al supermercato
Vediamo quali sono i maggiori rischi per i consumatori e quali prodotti potremmo non trovare più tanto facilmente tra gli scaffali dei negozi di alimentari.
La guerra in Ucraina va ormai avanti da 3 settimane e al momento non accenna a placarsi. Naturalmente le conseguenze delle ostilità non sono relegate solo ai due paesi coinvolti. Anche al resto del mondo sono tangibili, visto che da sempre si è avvalso di risorse proveniente da queste nazioni.
Molte persone prese dalla psicosi e dagli avvenimenti degli ultimi 2 anni, hanno intrapreso la strada della prevenzione. Ragion per cui hanno deciso di fare scorta al supermercato per avere a disposizione il maggior numero di risorse possibili utili ad ogni evenienza.
Spesa al supermercato: i prodotti che potrebbero mancare nei prossimi mesi
Ma quanto c’è di eccessivo in questi gesti? Allo stato attuale molto. Il conflitto per ora non ci riguarda. L’Italia in qualche modo riesce ancora a sopperire all’interruzione delle importazioni di materie prime provenienti da Russia e Ucraina.
Il problema è che diverse catene di supermercati in virtù di questo trend si sono trovate obbligate ad istituire dei paletti sull’approvvigionamento di alcuni prodotti. Su tutti spiccano l’olio di semi di girasole, la farina e lo zucchero, acquistabili fino ad un massimo di 4 pezzi cadauno.
Il vero problema in questa fase più che le importazioni ucraine è la limitazione dell’export dell’Ungheria, principale fornitore di frumento tenero in Italia. Questo aspetto potrebbe portare a una carenza della fornitura. Anche lo zucchero proviene da diverse parti dell’Unione Europea, anche dall’Est europeo.
Il responsabile economico di Coldiretti Lorenzo Bazzana ha fatto un punto della situazione in un’intervista rilasciata a Fanpage.it. Ha spiegato quali sono realmente i rischi per i consumatori e i venditori: “Se la fornitura di grano dovesse essere ridotta o interrotta è chiaro che la nostra produzione ne risentirebbe”.
Poi prosegue: “Per questo soprattutto se le ostilità dovessero proseguire, sarebbe opportuno diventare autosufficienti e utilizzare i terreni incolti, che negli anni sono stati abbondonati per rifornirci sui mercati internazionali di cereali a basso costo”.