Bollo auto, antidoti alla tassa: le soluzioni (legali) per tenersi i soldi

Il Bollo auto non ha solo esenti. Alcune irregolarità di forma potrebbero consentire di evitare il pagamento. Ecco quali.

 

Di questi tempi, pensare di dover spendere soldi per l’auto non è più qualcosa legato unicamente agli interventi sulla vettura. La crisi ha fatto sì che anche il semplice rifornimento diventasse una spesa a tutti gli effetti.

Bollo auto esenzione
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Chiaramente, a questo bisogna aggiungere il Bollo auto. Una tassa annuale ma che, a ogni modo, finisce per gravare sul portafogli degli italiani vessati dalla crisi e alle prese con rincari praticamente su ogni fronte. Pagata da tutti, anche più di una in caso di doppio veicolo in casa, l’imposta sul possesso di un’automobile consente una deroga di un mese rispetto alla data di scadenza, così da mettersi in regola senza incorrere in conseguenze spiacevoli (come le sanzioni o le more). Solo pochi contribuenti ne sono esentati, mentre tutti gli altri, sempre che siano in possesso di un veicolo iscritto al Registro nazionale di competenza, dovranno metter mano ai propri soldi e saldare il conto. A quanto sembra, però, le esenzioni disciplinate dalla Legge non sono le uniche eccezioni alla regola.

I giudici della Corte di Cassazione, infatti, sono stati a più riprese chiamati a sentenziare sui ricorsi presentati dai contribuenti, finendo per definire almeno quattro situazioni nelle quali il Bollo auto, in modo del tutto legittimo, potrebbe anche non essere pagato. Metodi perfettamente legali, in quanto collegati al pronunciamento degli ermellini, anche se questo non toglie che il versamento della tassa resta obbligatorio e fondamentale, per evitarsi beghe decisamente rognose dovute all’essere fuori regola.

La Regione (perché di tassa regionale si tratta, tranne che in un paio di situazioni) non tarderebbe a bussare alla porta del contribuente inadempiente, dapprima con un avviso bonario e, successivamente, affidandosi al meccanismo di riscossione degli enti preposti.

Bollo auto, i quattro metodi per non pagarlo e restare in regola

Recentemente, il Bollo auto è stato protagonista della strategia di ammortizzamento fiscale, che ha consentito ad alcuni contribuenti di vedersi depennate le pendenze più “antiche” (comprese fra il 2000 e il 2010). Questo aveva dato adito ad alcune voci che volevano il Bollo prossimo alla rimozione. Tesi supportata anche dalle strategie delle Regioni adottate per ammorbidire la tassazione durante il periodo peggiore della pandemia. Niente di più sbagliato, visto che il Bollo auto è rimasto e che, come sempre, va pagato regolarmente. Detto questo, le situazioni di cui si parlava non sono dei meri trucchi per svicolare dai propri doveri fiscali. Ma, di fatto, delle vie particolari aperte in base ad alcune sentenze in merito.

I casi limite

Parliamo di una tassa che non è legata alla circolazione ma esclusivamente al possesso del veicolo. E al netto di tutte le agevolazioni previste dalla ventura transizione ecologica, il semplice fatto di poter circolare e potenzialmente impattare sull’ambiente con le proprie emissioni, comporta l’obbligo di dover onorare il pagamento del Bollo. A ogni modo, se qualche contribuente “dimentica” di pagarlo e i tempi di richiesta finiscono per decadere, in questo caso lo stesso sarebbe infine legittimato a non saldarlo. In pratica, è obbligatorio che la Regione (o l’Agenzia delle Entrate per Friuli-Venezia Giulia e Sardegna) invii per tempo l’avviso di pagamento. E dovrà farlo entro il 31 dicembre del terzo anno successivo a quello in cui il Bollo era da pagare.

La prescrizione

Un’altra circostanza da tenere d’occhio è quindi la prescrizione, considerando che quella della tassa sull’auto si manifesta dopo tre anni. Ovvero il tempo più breve per tutte le tasse italiane. L’avviso e l’eventuale cartella esattoriale dovranno essere inviate al contribuente entro tre anni dal 31 dicembre dell’anno del pagamento. E’ obbligatorio che la cartella sia successiva alla notifica di accertamento e che la cifra indica in modo trasparente le eventuali sanzioni e/o interessi aggiunti. Altrimenti violerebbe il principio di trasparenza, risultando irregolare.

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