L’Anci valuta la possibilità di abbassare di un grado le temperature dei termosifoni. Il risparmio ci sarebbe ma pesano le normative.
Le chiavi di lettura per comprendere la crisi attuale sono molteplici. C’è chi punta, a ragione, lo sguardo sulla frenata economica globale dovuta alla pandemia. Ma c’è anche chi inquadra lo scenario bellico sul fianco orientale come un ulteriore sgambetto alla ripresa.
In entrambi i casi la lettura sarebbe giusta, se non fosse che i due fattori vadano giocoforza sommati fra loro. Perché è vero che l’impatto della pandemia è stato devastante ma è anche vero che la guerra innescata dalla Russia con l’invasione dell’Ucraina ha destabilizzato un sistema che era già compromesso. E solo apparentemente in fase di ripresa. In sostanza, gli strumenti per contrastare la crisi pandemica erano ancora in funzione e tutt’altro che in grado di fronteggiarne un’altra. L’evidenza è nei prezzi dei beni di largo consumo, praticamente tutti in salita. Per non parlare poi delle tariffe sulle forniture di luce e gas, praticamente in salita costante. Un punto, questo, che fa inevitabilmente pendant proprio con lo scenario bellico.
I prezzi in impennata sono dovuti all’instabilità dei mercati. Troppo incerti per poter definire una previsione da qui a breve termine. Per questo, almeno per il momento, la soluzione alla crisi energetica sembra essere perlopiù domestica. Strategie di risparmio quotidiane che potrebbero farci tenere in tasca almeno qualche euro alla fine del mese. In attesa di capire come si evolverà la querelle sul gas, nella prospettiva di uno stop ai legami commerciali con la Russia (alcuni Paesi si sono già portati avanti ma per l’Italia pesa il 40% di import da Mosca), sui consumi ordinari sembra in procinto di essere adottata una soluzione tampone. Valida da qui al prossimo inverno, visto che quello in corso, al netto di temperature ancora basse, volge ormai al termine.
Termosifoni abbassati, l’ipotesi dell’Anci: cosa cambierebbe
Il sindaco di Bari e presidente dell’Anci, Antonio Decaro, ha reso nota un’ipotesi già da tempo al vaglio dei Comuni. Ovvero l’abbassamento dei termosifoni, nel senso di riduzione della temperatura massima raggiungibile all’interno degli ambienti. L’alternativa sarebbe ridurre l’orario ma la prima ipotesi sembra la più probabile. Il direttore esecutivo dell’Agenzia internazionale per l’energia, Fatih Birol, aveva già avanzato la proposta come soluzione per un risparmio contenuto ma sostanziale, alla lunga, sul consumo di gas. E, nondimeno, una possibilità che potrebbe scongiurare il razionamento, previsto nel caso in cui la Russia decidesse di chiudere i rubinetti o l’Italia di non attingere più dal metano di Mosca. Al vaglio c’è già il rafforzamento dell’approvvigionamento dai gasdotti nordafricani. Ma, nell’attesa, abbassare di un grado i termosifoni in casa potrebbe essere un’idea sensata.
Decaro ha spiegato che i sindaci stanno ragionando sulla soluzione, senza tuttavia ignorare possibilità alternative, “offerte dalle nuove tecnologie”. Ad esempio, sul piano dell’energia elettrica, si valuta l’abbassamento dell’intensità dell’illuminazione pubblica in alcune ore della notte, mentre per il riscaldamento andranno determinate le capacità d’azione in base alle normative statali su orari e tariffe. Far scendere i gradi dei termosifoni era stata una soluzione proposta anche in precedenza, per quel che sarebbe un risparmio complessivo non indifferente alla fine dell’anno (dal 5 al 10%).