Nuovi aumenti in vista, a partire da aprile, sui costi dell’energia elettrica. Le bollette dovrebbero salire soprattutto per i clienti in maggior tutela.
Se c’è una parola che le persone hanno fin sopra le orecchie di sentire è decisamente “rincari”. Eppure sarà meglio alzare l’asticella della sopportazione, perché di miglioramenti imminenti non se ne vede traccia.
Il costo delle bollette, aumentato già a partire da ottobre, ha reso l’inverno decisamente più freddo per la maggior parte dei contribuenti. Sia per la tendenza a mitigare l’uso dei riscaldamenti (almeno in piccolissima parte) che per gli importi letti in fattura. Per molti una vera e propria doccia gelata. E le stime per il prossimo futuro sono tutt’altro che rosee. Secondo Nomisma Energia, a partire da aprile si dovrebbe assistere a ulteriori aumenti sia per l’elettricità che per il gas, pari a circa, rispettivamente, il 20% e il 2%. Una mazzata che, di questi tempi, finirebbe per essere assorbita da una schiera di contribuenti ormai fin troppo abituata a questo genere di colpi. Alcuni più di altri.
Molto dipende dalle tariffe attivate. E, soprattutto, a quale schiera si appartiene, se a quella dei clienti del mercato libero o a quella della maggior tutela. L’aggiornamento trimestrale delle tariffe ne tiene il debito conto. E per i clienti della seconda opzione non si profila una primavera serena. A fine febbraio, l’Arera ha adeguato le bollette per il trimestre aprile-giugno. Come in parte annunciato, l’aumento dell’autunno scorso era stato solo il primo assaggio. Il parere degli esperti, che avevano previsto una nuova aggiunta sui costi rincarati, alla fine ha avuto seguito. Perlomeno sul fronte dell’elettricità, visto che il gas dovrebbe mantenere le proprie tariffe su 1,37 euro al metro cubo.
La prossima tappa del gas sarà il mese di luglio, per il quale si prevedono ulteriori incrementi. Le tariffe dell’energia elettrica, invece, vivono un momento decisamente complicato. E, in qualche modo, legate anche all’andamento della guerra fra Russia e Ucraina, o meglio, alle sanzioni contro Mosca. Lo scenario che vede la chiusura delle forniture di metano all’Europa (in questo caso all’Italia) andrebbe a incidere anche sull’approvvigionamento elettrico. Soprattutto sul fronte dei costi, che andrebbero ad aumentare per sopperire al fabbisogno, mentre il gas dovrebbe essere giocoforza razionato. Almeno secondo il parere degli esperti della Fondazione Eni. Il clima di incertezza, però, è tutt’altro che un’ipotesi.
I costi dell’elettricità dipenderanno dall’andamento dei prezzi, sui quali grava il peso della guerra e degli scenari variabili che ha innescato. Al momento, l’andamento dei mercati dice che l’aumento potrebbe attestarsi sul 25% circa, quindi 56 centesimi al chilowattora. Meno rispetto a gennaio (+55%) ma comunque una tacca in più sul portafoglio degli italiani. Nomisma Energia, in questo quadro, avanza la proposta delle tariffe calmierate, ossia un prezzo europeo per gas ed energia elettrica che vada in qualche modo a equiparare le bollette. Una chance che, ora come ora, non sembra percorribile. Soprattutto per la crisi che grava sulle aziende di fornitura che da questa strategia avrebbero quasi tutto da perdere. Probabilmente andranno attesi tempi migliori, cercando nel frattempo di risparmiare. Sempre che il tappo non salti prima.