Addio ai bancomat, la tracciabilità cambia il futuro degli ATM: cosa sta succedendo

La rimozione progressiva degli sportelli ATM è tutt’altro che un’ipotesi remota. I bancomat cambiano, anche con la transizione digitale.

 

Quando si parla di bancomat, è sempre bene chiarire a cosa ci si sta riferendo. Tendenzialmente, infatti, il termine racchiude almeno un paio di significati.

Bancomat fine servizio
Foto © AdobeStock

Innanzitutto, con bancomat si fa riferimento (giustamente) alla carta di pagamento concessa dalle banche o dagli altri istituti di credito che ne autorizzano il rilascio. D’altro canto, “bancomat” è un termine che include anche i cosiddetti sportelli ATM, ovvero gli erogatori posizionati all’esterno delle varie filiali. A ogni modo, a qualunque significato ci si riferisca, la parola racchiude una delle abitudini più radicate degli italiani, in qualche modo recente (la prima emissione risale al 1983) ma talmente frequente da essere ormai quasi storica. Se del passato si conosce praticamente tutto e il presente venga scritto ogni giorno, è sul futuro che il bancomat presenta qualche incognita.

In realtà se ne parla da tempo ma sembra che, in un futuro non troppo lontano, gli sportelli ATM scompariranno del tutto. Il motivo è da ricercare nella lotta ai contanti, avviata come antidoto a pratiche di riciclaggio e proseguita nell’ottica di una maggiore tracciabilità dei pagamenti. Una soluzione che permetterebbe al Fisco di monitorare al meglio entrate e uscite dei contribuenti e prevenire, in tal modo, eventuali operazioni di evasione fiscale. Un discorso che inevitabilmente include anche gli sportelli bancomat, che alcune banche hanno già iniziato a ridurre sul territorio nazionale.

Bancomat, addio? Gli indizi arrivano dalla tracciabilità

E’ dal 1986 che il circuito bancomat consente i pagamenti attraverso i POS. Non è dovuto trascorrere molto, quindi, dall’avvio del nuovo sistema e l’allargamento ad ampio raggio alla popolazione, che avrebbe determinato una così larga diffusione dei pagamenti. Un’abitudinarietà che non verrà modificata in alcun modo. Anzi, scopo del Governo è incoraggiare gli strumenti tracciabili, tanto da aver attivato da tempo il sistema cashless, che consente di effettuare pagamenti di importo contenuto senza nemmeno dover digitare il Pin della propria carta. Una soluzione che non ha mancato di incontrare pareri contrastanti (ad esempio l’esposizione provvisoria della carta oppure il fianco scoperto alle truffe) ma che ha progressivamente preso altrettanto piede.

Viceversa, per quanto siano indubbiamente utili per le pratiche di tutti i giorni, i contanti non hanno la stessa considerazione positiva presso Palazzo Chigi. Tanto che, a inizio anno, era stato imposto un nuovo limite sui pagamenti, abbassati di 1.000 euro a transazione. Un ulteriore passo verso una rimozione progressiva dello strumento, o quantomeno un argine consistente al suo utilizzo. Niente di fatto però, visto che l’opposizione di alcune forze politiche, ponendo come motivazione la situazione di difficoltà economica, ha convinto il Governo a rimandare di un anno l’abbassamento del tetto sui pagamenti.

Questo non toglie che la strategia della tracciabilità continui a essere perseguita, anche nell’ottica della tassazione. Gli sportelli ATM presenti sul territorio nazionale sono stati già parzialmente ridotti ma è chiaro che la loro rimozione totale non sarà cosa breve. Qualcuno, come ING, ha già annunciato la chiusura delle filiali, ATM compresi, con l’obiettivo di dedicarsi totalmente ai servizi online. La digitalizzazione passa anche da qui.

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