Anche senza la pensione di invalidità, ai celiaci spetta un buono per l’acquisto dei propri alimenti. Fondamentale visti i costi.
Non tutti i disturbi beneficiano della pensione di invalidità. Questo non toglie che, nello scorrere della quotidianità, possano apportare dei fastidi a chi ne soffre. Anche abbastanza rilevanti.
Lo sanno bene i celiaci, malattia permanente che rende chi ne soffre intollerante al glutine. Ne consegue che alimenti di larghissimo consumo, fra cui la pasta, i biscotti, il pane e tutti gli altri prodotti da forno, siano per loro inaccessibili. O comunque fruibili solo ed esclusivamente se nella preparazione vengono omesse le componenti in grado di apportare glutine al composto. Niente dieta mediterranea quindi, se non in forma “light”. Per loro sono bannati dalla scheda nutrizionale anche tutti gli alimenti che possono contenere orzo segale e frumento, ma anche ferro e kamut. Un bel problema, considerando che l’alternativa, ossia l’acquisto di cibi senza glutine, non è un buon affare.
I prodotti in questione, infatti, costano mediamente il triplo rispetto a quelli normali. Un dettaglio che non ha mancato di far notare nemmeno l’Associazione Nazionale Celiachia, specificando inoltre come i celiaci soffrano di una malattia sociale a tutti gli effetti, con conseguenze permanenti e immodificabili. Qualunque sia la circostanza. Nonostante questo, la celiachia non figura fra le malattie che danno diritto a una pensione di invalidità. Un deficit spiegato dal fatto che, a meno di casistiche particolarmente gravi, un regime nutrizionale adeguato consentirebbe di tenerla sotto cura. Una spiegazione piuttosto limitante rispetto alla caratura del problema. E che, soprattutto, non risolve il problema dei costi.
Celiaci, il bonus per le forme meno gravi: come funziona
Va fatta una precisazione. Alcune forme di celiachia possono comportare conseguenze più pressanti e, in alcuni casi, decisamente refrattarie anche agli interventi sull’alimentazione. Solo qualora si manifestino situazioni simili viene riconosciuta una percentuale di invalidità la quale, a ogni modo, non andrà oltre il 50% (da un minimo del 41%). Per tutte le altre situazioni, bisognerà cavarsela da soli. O forse non del tutto. Lo Stato, infatti, ha cercato di sopperire al problema dei costi elevati disponendo una sorta di bonus per i celiaci italiani (circa 225 mila persone), un’assistenza integrativa volta a sostenere le spese obbligatorie per la propria alimentazione. Un aiuto abbastanza importante, considerando che si parla di buoni fino a 1.488 euro.
In pratica, pur senza la pensione di invalidità, a chi soffre tale malattia verrà concesso un plus per non spendere troppo in alimenti specifici. Un’indennità che, potenzialmente, potrebbe dover coprire un numero molto più vasto di beneficiari, visto che altre 400 mila persone sono in attesa di diagnosi. I buoni vengono calcolati in base al fabbisogno calorico del paziente, tenendo quindi conto di età, sesso e costi medi dei prodotti. Ad esempio, per i bambini fra 6 mesi e 5 anni si potrà ottenere un buono da 56 euro mensili, da 70 per i bimbi fra 6 e 9 anni, mentre per quelli fra 10 e 13 si potranno ottenere 100 euro (maschi) o 90 euro (femmine). Si procede quindi a salire:
- fascia d’età 14-17 anni: 124 euro per i maschi, 99 per le femmine;
- 18-59 anni: 110 per gli uomini, 90 per le donne;
- 60-89 anni: 89 euro per gli uomini, 75 per le donne.
Considerando che si tratta di accrediti mensili, la fascia d’età fra 14 e 17 anni è in prospettiva quella che godrà dei maggiori benefici, potendo contare su un sostegno fino a 1.488 euro. Al momento, i buoni sono sia in formato digitale che cartaceo in quasi tutti i territori, con una predilezione sempre maggiore per la forma non materiale. I celiaci potranno usare la somma in modo frazionato. Cosa non consentita fino a pochissimo tempo fa.