Prezzi record per gas e benzina. La battaglia economica dell’Europa contro Mosca alza anche il grano. L’ex ministro a Contocorrente: “La guerra si aggiunge a una realtà già sviluppata male dalla pandemia”.
Tempi difficili in Europa. In Ucraina le bombe cadono ancora, mentre a Brest si allestisce il nuovo tavolo di un negoziato che, nella giornata di ieri, ha per la prima volta aperto uno spiraglio verso il cessate il fuoco. E che ora sembra aver portato una prima tregua per consentire l’evacuazione dei civili.
Ma il Vecchio continente non sarà più come prima dopo l’aggressione della Russia ai territori ucraini. L’enorme fatica affrontata per imbastire un piano di ripartenza dopo il dramma della pandemia è stato spinto fuori pista da deboli pretese geopolitiche, abbastanza salde però da far saltare gli equilibri sul fianco orientale europeo. Ora si cerca di far tacere i cannoni ma è già tardi per tornare indietro. Sia per le vite perdute che per il nuovo colpo economico assestato alla già fragile tenuta finanziaria del Continente. La reazione a catena rischia di essere devastante, anche se la pace dovesse essere firmata a breve. E i primi effetti degli scompensi portati dalle mosse militari di Mosca sono già sotto gli occhi dei cittadini al di qua del Don.
Non sono solo le sanzioni alla Russia ad avere innescato contraccolpi economici all’Europa. Già la pandemia aveva costretto gli indici di mercato ad adeguarsi a nuovi standard di consumo, incrociando poi una crisi energetica definitivamente assestata dagli sviluppi bellici. I mercati delle materie prime hanno subito lo scotto peggiore. In termini tecnici si chiamerebbe “rally” ma, molto più semplicemente, si può parlare di rincari asfissianti. Con il pericolo concreto che i prodotti finiti aumentino proporzionalmente i loro costi, dovendo sopperire a una minore reperibilità. Dal petrolio ai metalli fino al carbone. Persino il grano viaggia su prezzi quasi mai visti. L’offensiva russa in Ucraina ha quasi mozzato i flussi di commodities. E le conseguenze sono ben visibili sugli indicatori de costi in Europa.
Le catene di approvvigionamento hanno subito la frenata peggiore laddove le sanzioni hanno colpito i settori in cui la Russia fungeva da leader. Ma è anche vero che un contesto di guerra così prossimo ai confini continentali ha costretto l’Europa a rivedere di per sé l’agenda economica, senza dimenticare che il momento storico dei rincari era iniziato anche prima della crisi ucraina. E già qualche settimana fa, i costi delle merci avevano fatto i conti con i primi segni “+”, mandando in fibrillazione i mercati e i conti dei contribuenti. Per quanto riguarda l’Italia, il problema è soprattutto nella fornitura di carburante, i cui prezzi viaggiano a spron battuto verso quota 3 euro. Secondo gli analisti, l’effetto boomerang delle sanzioni a Mosca potrebbe essere attutito da un piano di emergenza, volto a migliorare, a breve termine, l’autosufficienza energetica italiana, soprattutto sul gas.
Al momento, l’Italia guarda ad altri gasdotti e tenta di riaccendere le centrali del carbone. Il problema è che anche il prezzo del gas è salito alle stelle: in mattinata il boom è stato storico, toccando quota 200 euro al Megawattora. Qualche ora dopo il metano è sceso a 170 con il future Ice Ttf ma rimanendo sempre su livelli da record. Anche il prezzo del petrolio viaggia più veloce dei portafogli degli acquirenti: il greggio Brent ha superato i 118 dollari al barile, cosa che non accadeva da nove anni. Un indicatore abbastanza pertinente della frenesia dei mercati, in balìa dell’incertezza nonostante le sanzioni non abbiano (per ora) preso di mira esportazione di energia russe. Lo stop ai porti del Mar Nero, invece, fa più danni: grano, mais e olio di palma toccano i loro massimi storici, in un contesto globale che vede ancora Russia e Ucraina come esportatori di rilievo, soprattutto per quel che riguarda il grano (28,5%) e olio di girasole (80%).
Se a soffrire sono i mercati figurarsi i cittadini, potenzialmente costretti a centellinare l’uso dell’auto e persino le sortite al supermercato. Senza contare che, in questi giorni, il caro carburante aveva spinto alla mobilitazione anche gli autotrasportatori. Le braccia incrociate per soli due giorni avevano di fatto svuotato gli scaffali di alcuni rivenditori, lasciando i produttori a costi più alti e merci invendute. Un quadro difficilmente risolvibile a breve, come spiegato a Contocorrenteonline dal professor Giulio Tremonti, incontrato a margine della conferenza di presentazione del libro Chiesa: segno tra i popoli, volume VIII dell’Opera Omnia del papa emerito Benedetto XVI. “Quello che sta succedendo ora si aggiunge alla pandemia. E già il suo effetto, con l’alterazione dei mercati e le torsioni nelle catene di produzione, aveva provocato la risalita dell’inflazione. Certamente quanto sta accadendo in Ucraina si aggiunge a una realtà già sviluppata male. Ma è presto per dire quali saranno gli effetti a lungo termine”. Difficilmente, però, una crisi finanziaria potrà ottenere canali di scolo come la moneta digitale: “E’ un altro mondo. La situazione è talmente tragica che non la vedo come alternativa”.