Sulla delicata questione benzina è intervenuta anche Confcommercio che ha messo in guardia gli automobilisti sulle cifre dei rincari
Alla base di questa situazione c’è l’aumento del greggio che ha portato a far impennare il prezzo dei carburanti.
Le tensioni tra Russia e Ucraina stanno avendo delle ripercussioni anche sul piano economico. La difficoltà nei trasporti delle materie prime, in particolar modo per quanto concerne i carburanti, ha portato ad aumento spropositato dei prezzi.
Un quadro piuttosto preoccupante, per svariati motivi, anche se allo stato attuale in Italia il gas russo continua ad entrare regolarmente (82 milioni di metri cubi sui 300 di fabbisogno giornaliero). Nel resto d’Europa però il quadro è già più allarmante e la logica conseguenza è il ripiego su altri prodotti che incidono sul prezzo finale al momento del rifornimento.
Benzina, quanto costa 1 litro dopo gli ultimi rincari
Infatti, per quanto riguarda il greggio, il Brent norvegese e il Wti americano viaggiano oltre i 110 dollari al barile. Ciò ha portato ad un aumento della benzina verde in modalità servito al di sopra dei 2 euro a litro, con picchi che arrivano anche a 2,11 euro.
Stesso trend anche per il diesel che è prossimo a sforare la sopracitata cifra (1,97 euro al litro al servito). Se a ciò si aggiunge il caro bollette, che da diversi mesi sta falcidiando il popolo del Bel Paese, va da sé che il potere di acquisto delle famiglie è destinato a diminuire in maniera piuttosto preoccupante.
Ciò è quello che si prospetta in questo momento. Qualora il conflitto dovesse diventare ancora più accesso e le forniture di gas dalla Russia dovessero interrompersi definitivamente, si va in contro ad una vera e propria catastrofe.
Confcommercio ha stimato per le imprese del settore terziario una spesa energetica di circa 30 miliardi di euro nel 2022, con un incremento di oltre il 160% rispetto al 2021. Se invece la guerra dovesse continuare su questa scia, l’aumento dei costi si aggirerebbe intorno i 20 miliardi euro.
Con la cessazione delle ostilità a breve, i prezzi tornerebbero ai livelli dello scorso anno e si scongiurerebbe l’ennesima sciagura. Infatti bisogna già far fronte ai pessimi raccolti di grano in Canada, principale importatore in Italia. Ciò ha portato ad optare per il grano ucraino e russo. La situazione del porto di Odessa però, non rende semplice l’esportazione all’estero.