Il patron russo ha deciso di vendere il club londinese. Lo rivela lo stesso Abramovich in una nota: “I soldi andranno alla popolazione ucraina”.
Dopo giorni di voci di corridoio e di conferenze stampa sfiancanti per Thomas Tuchel, il futuro del Chelsea è svelato dal numero uno. E, dopo quasi vent’anni, sta per chiudersi un’era.
Roman Abramovich, patron dei Blues dall’ormai lontano 2003, ha deciso di vendere il club. Una decisione che chiuderà l’epoca più luminosa della compagine londinese e che arriva proprio nei giorni più difficili per l’Europa. Il magnate russo, in un comunicato diffuso dal club, ha spiegato di voler “affrontare le speculazioni sui media negli ultimi giorni” relative alla proprietà del Chelsea FC, chiarendo che nelle sue intenzioni c’è il sostegno alla popolazione ucraina, logorata dall’invasione militare della Russia. Lo stesso Abramovich, come altri oligarchi russi, era finito nella bufera a seguito della mossa di Mosca nei confronti di Kiev.
Nella nota del club, Abramovich ha spiegato che la vendita del club seguirà il suo corso naturale, senza richieste di prestiti da rimborsare. “Per me non si tratta mai di affari né di soldi, ma di pura passione”. Inoltre, il patron russo ha fatto sapere di aver incaricato un team di creare una fondazione di beneficenza, nella quale verranno convogliati i proventi della vendita. Soldi che, ha dichiarato, saranno devoluti alle vittime della guerra in Ucraina. I fondi verranno impiegati per la fornitura di beni essenziali e per soddisfare i bisogni urgenti e immediati delle vittime. Inoltre, parte del denaro sarà destinato a sostenere “il lavoro di recupero a lungo termine”.
Abramovich e il Chelsea, dai margini al tetto d’Europa
La mossa dell’oligarca russo non ha mancato di scatenare un dibattito, soprattutto sui social, fra chi si è congratulato con lui per la decisione di devolvere i proventi alle vittime della guerra e chi, invece, ha fatto notare come non vi sia stata un’esplicita citazione della popolazione ucraina. Sta di fatto che la decisione di chiudere la sua esperienza con il Chelsea segna un passaggio epocale per la società londinese. Al momento non si parla di offerte ufficiali, anche se nei giorni scorsi era stata ipotizzata la presenza di almeno tre nomi interessati a mettere piede a Stamford Bridge. Nemmeno le cifre sono state rese note anche se, secondo la stampa britannica, si partirebbe da una richiesta di 3,3 miliardi di sterline, ovvero quasi 4 miliardi di euro. Una cifra che indica chiaramente sia i tempi cambiati che il valore acquisito dal club dal 2003 a oggi.
Diciannove anni fa, Abramovich rilevò il Chelsea dal patron dell’epoca, Ken Bates, per la cifra record di 60 milioni di sterline. Facendosi peraltro carico del debito di circa 80 milioni, estinto per la maggior parte in tempi brevi. Quello del magnate russo fu uno dei primi investimenti extra-europei nel grande calcio, sicuramente il primo a produrre dei risultati concreti. Basti pensare al palmares messo insieme dai Blues dal 2003, sia a livello nazionale che internazionale. Dalle cinque Premier League alle due Champions (entrambe senza i favori del pronostico), passando per le cinque FA Cup, le tre Coppe di Lega, due Community Shield, due Europa League, una Supercoppa europea e un Mondiale per club. Chiunque rileverà la società dovrà fare i conti con un’eredità decisamente pesante e, peraltro, in pieno ciclo vincente.