Una contravvenzione ingiusta può essere contestata e, nel migliore dei casi, non pagata. A volte, però, anche un difetto di forma può invalidare una multa.
Incappare in una contravvenzione è una delle peggiori seccature. Specie nel momento in cui la multa presa dovesse costare dei punti sulla patente. Nessuno vorrebbe trovarcisi in mezzo.
Certo, basterebbe una guida corretta e rispettosa del Codice della Strada per evitare problemi, a sé e agli altri. Attenzione però, perché non sempre si è nel torto quando si riceve una multa. Spesso, infatti, capita di ricevere una contravvenzione senza che, apparentemente, ne sia chiaro il motivo. In questi casi, chi la riceve può inoltrare ricorso e, quindi, contestare quanto sanzionato dai vigili urbani, piuttosto che dagli ausiliari del traffico. Spesso gli esperti hanno spiegato i casi in cui le sanzioni sono valide e in quali casi no. Nel primo caso, la pietra definitiva sulla validità della multa è l’accertamento tramite T-Red, ovvero il dispositivo di rilevamento posizionato nei pressi degli incroci.
Nei casi in cui la sanzione risulti illegittima, ci si potrà attenere ai termini di legge per impugnare tali sanzioni amministrative, così da evitare il pagamento qualora sia ingiusto effettuarlo. Chiaramente si parla di metodi perfettamente legali, inquadrati dalle normative italiane a riguardo che, di fatto, impongono anche alla Pubblica amministrazione il rispetto di determinate regole, persino in caso di sanzioni e contravvenzioni. In questo senso, la giurisprudenza è piuttosto ampia. E di casi di multe evitate grazie ai cavilli giuridici ve ne sono diversi. Perlopiù in merito a presunte violazioni del Codice stradale, in seguito accertate come non sussistenti.
Il metodo legale per evitare la multa: un caso come esempio
Un caso specifico ha riguardato una donna che, dopo aver ricevuto una contravvenzione per violazione del Codice della Strada, ha presentato ricorso contro la richiesta di pagamento. In questo caso, la multa non le sarebbe stata recapitata a casa e, quindi, non sarebbe mai stato notificato il verbale della trasgressione in questione. Si parlava, in tale circostanza, di una cartella esattoriale della quale la donna chiedeva la nullità, proprio in virtù del presunto mancato recapito. Sul tema è intervenuta la Corte di Cassazione che, con la sentenza del 14 febbraio 2022 (la numero 4690) ha indicato come riferimento l’articolo 201 del Codice della Strada. Nello specifico, si parla delle imposizioni alla Pubblica amministrazione relative agli obblighi di notifica.
Omettere tale passaggio, infatti, la sanzione sarebbe automaticamente dichiarabile come illegittima. Il giudice, nel caso specifico, avrà quindi facoltà di annullarla. In questo caso, quindi, non si parlava di un’infrazione ingiustamente segnalata e contestata in quanto, secondo il sanzionato, la trasgressione non sussisteva. Un difetto di forma (anche in relazione al posizionamento di un autovelox) può di fatto invalidare una sanzione, anche legittima, in quanto relativa a un’infrazione del Codice della Strada. Una normativa che, per estensione, riguarda anche tutte le altre cartelle esattoriali o richieste di saldo. Il mancato arrivo della notifica primaria, indicante l’effettiva presenza della mancanza, potrebbe facilmente annullare l’istanza.