La possibilità di aprirli a favore dei minori, l’assenza dei costi di gestione e non solo. Ecco tutti i punti a favore dei libretti di risparmio.
Più di mezzo secolo e non sentirlo nemmeno un pochino. I libretti di risparmio continuano a essere uno degli strumenti più gettonati dagli italiani, guadagnando sempre più punti soprattutto per la loro sicurezza.
Milioni di italiani possiedono un libretto postale, spesso affiancato a un conto corrente, aperto anche presso altri istituti di credito diversi da Poste Italiane. E altri ancora, incoraggiati dalle esperienze, stanno seriamente pensando di aprirsene uno personale. Costi zero, semplicità di apertura e la garanzia di Cassa Depositi e Prestiti contribuiscono al mix ideale fra deposito, risparmio e sicurezza del proprio denaro. Il funzionamento sarebbe equiparabile a quello di un salvadanaio. Per i risparmiatori, però, i libretti possono essere accostati a uno scrigno, nel quale contenere quei fondi utili in caso di emergenza. Pochi interessi ma poche anche le spese, con il limite di 5 mila euro come unica variabile da tenere in considerazione. Oltrepassata tale soglia, infatti, scatterebbe l’imposta di bollo.
Per il resto, niente di cui preoccuparsi. I libretti postali sono ideali anche per creare i primi fondi risparmio per i minorenni (qui per conoscerne i dettagli), mentre gli adulti possono scegliere la propria versione fra la tipologia ordinaria oppure Smart. Entrambe con il proprio codice Iban e la garanzia statale a fare da corazza e paracadute. La distribuzione è su tutto il territorio nazionale, così come le operazioni consentite sono uniformi: versamenti e prelievi (ma non pagamenti diretti, se non tramite prelievo e quindi contante) presso tutti gli uffici postali. Con la carta libretto, inoltre, sarà possibile effettuare prelievi anche presso gli sportelli ATM Postamat.
Tutto qui? Di certo quanto elencato non è poco. E, tendenzialmente, è il dettaglio di ciò che convince gli italiani a convogliare parte dei propri risparmi nei libretti postali. Il vantaggio dell’assenza dei costi di gestione li differenzia sensibilmente da qualsiasi conto corrente. Inoltre, pur se il loro contenuto contribuisce a formare il reddito familiare, nessun libretto è soggetto a costi di alcun tipo, né di emissione né di chiusura, né tantomeno di utilizzo. L’unica eventualità, appunto, sarebbe l’imposta di bollo, da tenere d’occhio però tramite il denaro in giacenza. Qualche differenza fra libretti ordinari in forma cartacea e quelli dematerializzati, per i quali è presente esclusivamente la Carta Libretto Postale, con tasso di interesse pari allo 0,01% annuo lordo.
Attenzione, perché in questi giorni Poste ha annunciato una politica restrittiva per quel che riguarda i cosiddetti libretti dormienti. Nello specifico, si tratta di quegli strumenti lasciati in disuso per un lungo periodo (nello specifico per 10 anni), senza operazioni di sorta effettuate, né in entrata né in uscita. Per questi libretti, qualora entro il 31 agosto non dovessero essere effettuate operazioni che movimentino il conto presente, si profila la chiusura. La ragione è semplice: l’immobilità del denaro genera costi e, di conseguenza, contraccolpi economici per l’istituto di credito che gestisce i risparmi. I soldi dei libretti chiusi verranno versati nel fondo Consap, al quale sarà possibile chiedere il riaccredito. Altrimenti, meglio sbrigarsi e decidere di svegliare il proprio strumento di risparmio.