Il diritto di recesso esiste sia per i prodotti materiali che per i servizi digitali online. Tranne che in determinate circostanze, disciplinate a livello normativo.
La facilitazione portata dall’online ha rivoluzionato il comparto degli acquisti. Di qualsiasi bene si tratti. Praticamente qualsiasi compravendita è in grado di passare dal web.
Tempi ristretti, niente code, consegne a casa propria e tutto quanto di più comodo può esserci in un acquisto. Inoltre, chi fa compere online ha la possibilità di esercitare il proprio diritto di recesso, a patto di restare entro i 14 giorni prestabiliti dal ricevimento della merce. Questo procedimento consente di restituire la merce senza bisogno di motivazioni specifiche, anche nel caso in cui la merce fosse stata già rimossa dall’imballaggio e parzialmente utilizzata. Il tutto verrebbe corredato dalla restituzione dei soldi spesi. Tutto buono dunque, ma bisogna tener presente che si parla in questi casi di prodotti materiali. Ossia, bene acquistati e giunti fisicamente nelle nostre mani.
Le cose stanno in modo leggermente diverso per quel che riguarda i servizi online e i contenuti digitali. Ovvero una tipologia di servizio che viene acquistata tramite abbonamento e di cui si usufruisce, in alcuni casi, tramite vincoli contrattuali. Sul tema, è intervenuta anche la Corte di Giustizia dell’Unione europea, proprio per determinare se e quando può essere applicato il diritto di recesso o “di ripensamento”. In teoria, secondo le normative vigenti, quest’ultimo si applica ogni volta che un consumatore acquista al di fuori di un locale adibito a commercio. Ovvero un negozio nel senso più stretto del termine. Questo significa che il diritto al recesso si applica solo per acquisti su internet.
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Servizi online, quando si applica il diritto di recesso
Il limite dei 14 giorni resta invalicabile. Se non altro per riuscire ad accedere al proprio diritto senza costi né giustificazioni di sorta. Basta una raccomandata oppure una Pec e il gioco è fatto: nel testo non dovrà essere specificato altro che la richiesta di applicazione del proprio diritto di recesso e inviato all’indirizzo prestabilito dal venditore. Il Codice del consumo prevede qualche eccezione, ad esempio qualora vi siano contratti di servizi dopo la prestazione completa degli stessi. Oppure in caso di beni che, per questioni igieniche, non possono essere restituiti dopo aperti. Stesso discorso per i beni che possono deteriorarsi. Per quanto riguarda i prodotti digitali invece, inclusi i servizi online, le eccezioni al diritto di recesso sono due.
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Innanzitutto non si potrà procedere in caso di software informatici aperti dopo la consegna. E nemmeno qualora i contenuti digitali su supporto non materiali siano già in esecuzione tramite espresso accordo del consumatore. Una condizione, questa, che presuppone l’accettazione preventiva dell’impossibilità di applicare il diritto una volta avviato il servizio. A ogni modo, è la Legge stessa a intervenire in materia, separando accuratamente i beni materiali da quelli digitali. Questi ultimi, in particolare, vengono intesi come servizi che permettono al consumatore “di creare, trasformare, memorizzare i dati o accedervi in formato digitale”. Ma anche un servizio che consente condivisione di dati in formato digitale. App, software informatici, persino programmi streaming e tramite download. Anche per questo tipo di contratti esiste un diritto di recesso, a eccezione dei casi in cui l’accordo abbia inizio proprio durante il periodo del recesso stesso. In questo caso, si accorderà preventivamente la perdita del diritto.