Pensioni, ecco il ricalcolo: con la nuova domanda c’è un vantaggio

La domanda per il ricalcolo delle pensioni riattiva la possibilità della neutralizzazione dei contributi. Valida per gli importi diminuiti dalla disoccupazione.

 

Aspettando la riforma, ci si accontenta del ricalcolo. L’assegno pensionistico si adeguerà alle nuove aspettative di vita, con una novità importante. Anche se, in realtà, non si tratta di una vera e propria novità.

Pensione calendario
Foto © AdobeStock

L’età anagrafica utile per l’accesso alla pensione di vecchiaia sarà la stessa di prima: 67 anni, fissati dall’Inps come soglia massima vista anche la speranza di vita passata a 65 anni in pandemia. La circolare dell’Istituto fissa tutti i parametri delle pensioni, lasciando invariati sia i requisiti per il trattamento ordinario (che resteranno tali fino al 2024) che per quello anticipato. Per quest’ultimo, resta lo stop all’incremento fissato nel 2019 e, fino al 2026, restano i requisiti contributivi prefissati, ossia 42 anni e 10 mesi per gli uomini e 41 anni e 10 mesi per le donne. Per quanto riguarda la domanda di ricalcolo, qualcosa andrà a modificarsi, specie per i pensionati penalizzati da un periodo di disoccupazione subentrata nei cinque anni antecedenti al primo trattamento.

Questi, infatti, potranno fare richiesta per la neutralizzazione degli anni in questione, a patto che questi non siano ritenuti necessari per il requisito minimo. In tal modo, si potrà beneficiare di un assegno più alto anche a fronte di minori contributi versati. L’Inps detta le regole nel messaggio n. 883/2022, basato sulla sentenza della Corte Costituzionale 82/2017, nella quale si dichiarava l’illegittimità dell’articolo 3 della legge 297/1982, nel passaggio relativo alla neutralizzazione dei contributi. Una novità sostanziale per una larga schiera di contribuenti.

Pensioni, importanti aumenti in vista, non solo a marzo: cosa c’è da aspettarsi

Pensioni, come funziona la neutralizzazione

Il diritto alla neutralizzazione sarà valido, quindi, nei casi in cui i requisiti per la pensione siano sorti in conseguenza dei contributi versati in precedenza. In tal modo, infatti, la contribuzione successiva non potrà compromettere la prestazione maturata. Come precisa l’Inps, questo avviene soprattutto nel caso in cui questa sia più esigua per fattori indipendenti alla scelta del lavoratore. Un caso specifico è quindi quello del licenziamento, della chiusura di un’attività o qualunque altra variabile che possa prematuramente mettere fine a un’esperienza lavorativa proprio in vista del traguardo della pensione. Inoltre, al fine della neutralizzazione di contributi svantaggiosi, è bene ricordare che il riferimento è unicamente alle pensioni di vecchiaia e anzianità, liquidate con sistema sia retributivo che misto. Uno spazio è dedicato anche alle pensioni anticipate.

Pensioni e Green Pass, ancora un mese (forse): come funziona per chi ne è privo

E’ necessario che i contributi potenzialmente neutralizzabili siano posti nelle ultime 260 settimane di contribuzione precedenti alla decorrenza della pensione. Non oltre, al fine della legittimità del provvedimento, secondo quanto disposto dalla suddetta sentenza. Inoltre, non dovranno essere considerati necessari per il raggiungimento della pensione. In pratica, il requisito minimo per il trattamento dovrà essere maturato già prima dei cinque anni in questione e dovranno derivare da prestazioni quali l’indennità di disoccupazione, sia ordinaria che con requisiti ridotti. Ma anche dalla Naspi e dall’Assicurazione Sociale per l’Impiego, la cosiddetta ASpI.

Gestione cookie