Per aprire un’associazione culturale non ci si può improvvisare. Ecco quali sono i requisiti di legge da rispettare e i costi da affrontare
Aprire un’associazione culturale significa poter contare su un complesso di regole di favore, ma attenzione a rispettare tutti i requisiti previsti dalle norme in materia.
Quella di aprire un’associazione culturale è un’idea a cui non poche persone pensano. Ma al fine di aprirne una occorre tenere presente che sono obbligatori una serie di requisiti, occorre uno statuto, e vi sono elementi come i finanziamenti ed alcuni aspetti burocratici che non possono essere tralasciati.
Certamente si tratta di un percorso articolato, e che potrebbe disorientare chi non ha mai gestito una realtà comunque diffusa come un’associazione culturale.
Di seguito appare dunque opportuno offrire alcune indicazioni essenziali relative al come aprire un’associazione culturale, e a quali requisiti sono necessari. Altresì faremo riferimento agli aspetti fiscali da tenere in particolare considerazione, e vedremo quali sono gli step per redigere l’atto costitutivo. Soprattutto vedremo quelli che sono i costi in gioco per aprirla. Ecco allora tutti i dettagli che debbono essere conosciuti da colui che intende creare una realtà di questo tipo.
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Prima di indicare quelli che sono gli step da seguire per aprire un’associazione culturale, occorre rimarcare qual è la natura di un’associazione culturale. Ciò onde sgomberare il campo da ogni possibile dubbio e non confondere l’associazione culturale con altre realtà simili.
Una qualsiasi associazione culturale è da ritenersi parte del vasto ambito delle associazioni no profit in generale. In buona sostanza un’associazione culturale non ha scopo di lucro e non fa riferimento ad una normativa ad hoc come quella delle Onlus, delle associazioni di volontariato, delle associazioni sportive dilettantistiche e così via.
Dal punto di vista tecnico-giuridico, un’associazione culturale consiste in un ente privato senza scopo di lucro, in cui diverse persone con lo stesso interesse si riuniscono ed utilizzano i fondi per scopi culturali, di insegnamento o educativi.
Quanto appena detto non comporta però che in una associazione culturale vi sia totale libertà sul fronte delle regole di gestione. Anzi, vero è che si tratta di realtà alle quali sono applicate, in ogni caso, le norme del Codice Civile e le norme fiscali. In particolare hanno rilievo le regole del notissimo Testo unico delle imposte sui redditi (TUIR), riguardanti gli enti non commerciali.
Lo ribadiamo: le associazioni in oggetto sono realtà che non hanno precise normative di riferimento che le istituiscano dal punto di vista formale – a differenza ad es. delle dalle Onlus o dalle organizzazioni di volontariato – ma, come appena accennato, si rifanno alle norme applicabili del Codice Civile e della legge fiscale (Tuir), relative agli enti non commerciali. Dette norme sono comunque molto esaustive, come potremo vedere più avanti in merito ai requisiti dell’associazione culturale.
Aprire un’associazione culturale significa infatti dover rispettare alcuni requisiti formali ben precisi, tra cui il numero minimo di soci, l’indicazione degli obiettivi e delle attività attraverso le quali si intende raggiungerli; la formalizzazione della volontà di costituirsi in associazione; la presentazione della domanda onde ottenere un codice fiscale come associazione.
Sopra abbiamo accennato al fatto che oggi aprire un’associazione culturale non è cosa per nulla rara. D’altronde i settori in cui può operare un’associazione culturale sono svariati e comprendono teatro, arte, cinema, spettacolo, musica e attività coristiche, educazione civica e sociale, sport, tutela dell’ambiente, lettura, organizzazione di corsi ecc.
Ciò che però contraddistingue inequivocabilmente tutte le associazioni culturali è rappresentato dal fatto che i soci – e dunque coloro che la compongono – sono uniti dalla volontà di voler vivere e promuovere collettivamente la passione e i valori in cui credono.
In altre parole, l’associazione culturale è dunque un ente che persegue scopi culturali che possono essere artistici, di filantropia, sportivi, formativi o rivolti a cause umanitarie specifiche.
Da notare che in verità esistono due distinte tipologie di associazioni culturale, ossia quelle non riconosciute e quelle riconosciute. Chiunque intende aprirne una deve conoscere la differenza, che esponiamo di seguito:
Come si può ben notare, si tratta di una distinzione di rilievo, anche per quanto riguarda le caratteristiche basilari di un’associazione culturale.
Occorre rimarcare che le associazioni culturali non sono sottoposte a tassazione, laddove compiano attività non commerciale, ossia non a scopo di lucro. Anche in considerazione di quanto detto finora, dette operazioni sono quelle principali dell’ente culturale, rispettano lo scopo originario e per il quale l’associazione è stata, a suo tempo, creata. Per queste operazioni non commerciali, e che tuttavia possono anche essere a pagamento, ma non sono tassate, l’ente deve soltanto emettere una ricevuta non fiscale, sfruttando il proprio codice fiscale.
Vero è però che l’associazione culturale può anche scegliere di intraprendere attività di natura commerciale a scopo di lucro, in quanto ciò non gli è impedito dalle norme vigenti. Ebbene, per le relative operazioni che ne seguiranno, scatterà però:
In dette circostanze, l’ente dovrà emettere una fattura valida ai fini fiscali. Per completezza ricordiamo altresì che l’associazione culturale può scegliere di compiere operazioni commerciali in via sporadica, attraverso il meccanismo della prestazione occasionale, onde evitare di dover emettere fattura.
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Il requisito che anzitutto rileva è quello legato alla volontà di chi promuove e condivide un obiettivo comune nell’ambito prescelto. Insomma, ci vuole comunione di intenti ed una passione condivisa, altrimenti il progetto non potrà fare molta strada. Ma ovviamente non basta solo questo: ci sono alcune regole giuridiche da rispettare.
Tutti coloro che intendono aprire un’associazione culturale, debbono infatti considerare alcuni requisiti essenziali. Eccoli di seguito in sintesi:
Fondamenti dell’associazione sono dunque l’atto costitutivo e lo statuto, che di fatto costituiscono un vero e proprio contratto scritto, con il quale i soci si impegnano a perseguire uno scopo comune.
Detti documenti sono necessari per indicare obblighi e responsabilità dei soci fondatori, per presentare pubblicamente progetti e iniziative e per aver accesso a finanziamenti speciali o creare convenzioni ad hoc, con istituzioni pubbliche.
Si tratta, in ogni caso, di termini di rilievo giuridico che vanno chiariti, ed altresì è opportuno spiegare come funziona la parte fiscale.
Esso consiste di fatto in un accordo con cui tutti i soggetti che vogliono essere parte della nascente associazione, costituiscono di fatto l’ente privato culturale e senza scopo di lucro.
Per espresso obbligo di legge, l’atto costitutivo deve rispettare una serie di requisiti formali e perciò deve contenere informazioni specifiche. Perciò non sorprende che in esso dovranno essere indicati:
Da rimarcare che l’atto deve essere sottoscritto da tutti i soci fondatori presenti al momento della costituzione dell’associazione.
Lo statuto ha invece una funzione differente, in quanto contiene regole relative alla gestione dell’associazione, e non alla sua nascita. In altre parole, a differenza dell’atto costitutivo, lo statuto è il documento che contiene le regole per la gestione interna dell’associazione culturale e per l’organizzazione delle attività che svolge. In particolare, a titolo meramente esemplificativo, indichiamo di seguito alcuni elementi che debbono essere inclusi nello statuto:
Come si può agevolmente notare, la creazione di un’associazione culturale, pur non essendo ente a scopo di lucro, implica il rispetto – uno ad uno – di una serie di requisiti fondamentali.
Non è finita qui in quanto dopo aver redatto lo statuto e l’atto costitutivo, sulla scorta dei requisiti richiesti, gli interessati debbono:
– richiedere il codice fiscale per la nuova associazione culturale. Pertanto, la persona delegata deve richiedere il codice tramite un ufficio dell’Agenzia delle Entrate, con raccomandata o compilando il modello AA5/6. Quest’ultimo di fatto è la domanda di attribuzione del codice fiscale per soggetti diversi dalle persone fisiche (come nel caso dell’associazione culturale).
– Dopo aver ottenuto il codice fiscale, l’associazione deve occuparsi della registrazione dell’atto costitutivo e dello statuto sempre presso l’Agenzia delle Entrate redigendo il modello 69 (richiesta di registrazione); presentando due originali dell’atto da registrare, una marca da bollo ogni 4 facciate o 100 righe e il modello di pagamento F23 per l’imposta di registro.
Mentre per quanto riguarda l’apertura della partita Iva, essa è meramente eventuale e può essere fatta presso l’Amministrazione Finanziaria.
In un’associazione culturale dovranno altresì essere utilizzati i libri sociali e conservati tutti i documenti relativi all’ente in oggetto.
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Chiunque intenda aprire un’associazione culturale, deve tenere altresì ben presente che gli organi dell’associazione sono i seguenti:
Non sorprende insomma che l’associazione culturale debba corrispondere ad una precisa organizzazione interna. Lo abbiamo appena indicato: l’organo più rilevante di un’istituzione di questo tipo è rappresentato dall’assemblea dei soci, che deve occuparsi anzitutto dell’elezione del presidente e delle altre cariche istituzionali, dell’approvazione del bilancio e della pianificazione delle varie attività. Compito dell’assemblea dei soci è altresì l’elezione del consiglio di amministrazione, formato da diverse figure il cui numero è variabile in relazione all’importanza dell’associazione e al numero dei soci.
Sopra abbiamo ricordato che le associazioni culturali rientrano nell’ampia categoria degli enti no profit, perciò possono approfittare di una legislazione fiscale tutto sommato benevola. Questo ente potrà infatti per esempio chiedere dei corrispettivi ai soci per la frequentazione di attività come convegni o corsi, ma attenzione: i corrispettivi ricevuti non sono in alcun modo tassati, a condizione che l’associazione rispetti i requisiti imposti dalla legge per usufruire di dette agevolazioni.
Chiaro inoltre che il denaro raccolto non può essere ritenuto ‘utile’ e non può essere distribuito tra coloro che compongono l’associazione. Inoltre, non è previsto l’obbligo di pagamento dell‘IVA.
Il meccanismo è dunque molto semplice: le associazioni culturali possono organizzare corsi e / o scuole culturali, come ad es. nel settore delle lingue o del teatro, ma senza attuare dette attività in forma d’impresa – in breve senza una “stabile organizzazione” di strutture e personale. Ciò che rileva è dunque che dette attività culturali siano svolte prevalentemente dai soci e non per i soci.
Le citate entrate – conseguite dall’ente ma senza finalità di lucro, bensì per lo svolgimento delle attività culturali dell’ente stesso – si definiscono in gergo ‘istituzionali’. Ciò al fine di differenziarle da quelle ‘commerciali’, ovvero tipiche di chi opera in forma di azienda. Lo ribadiamo: si tratta di entrate del tutto detassate e si possono incassare con il mero codice fiscale dell’associazione.
Inoltre, il contribuente può destinare una quota corrispondente al 2 per mille della propria imposta sul reddito a favore di un’associazione culturale iscritta in un elenco ad hoc, istituito presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri. Da alcuni anni infatti le associazioni culturali possono contare sul 2 per mille dell’IRPEF, come già avviene con il 5 per mille per altre particolari forme associative.
Ma per poter rientrare nell’elenco delle associazioni culturali aventi diritto, è indispensabile rispettare anche il DPCM del 21 Marzo 2016, ossia un provvedimento che pone il seguente requisito all’art. 1 comma 1 lettera a): la necessità di includere, nel rispettivo atto costitutivo o statuto, lo scopo di svolgere e/o promuovere attività a contenuto culturale.
A questo punto, soffermiamoci sull’argomento costi di apertura di un’associazione culturale, in quanto vero è che i fondatori dovranno comunque sostenere una serie di costi per aprire l’ente in oggetto.
In primo luogo, occorre creare l’atto costitutivo e lo statuto. Non è obbligatorio che detti documenti siano redatti da un notaio, ma tuttavia è pur sempre consigliato rivolgersi a un professionista onde evitare irregolarità o errori nei documenti. Per questa via, sarà dunque possibile assicurarsi che lo statuto non includa difetti e sia valido per il tipo di associazione che si sta costituendo.
Da rimarcare che, alla luce della distinzione sopra citata, l’intervento del notaio è obbligatorio esclusivamente se si vuole costituire un’associazione riconosciuta. Detta operazione permette infatti il “riconoscimento della personalità giuridica”, la quale fa sì che i creditori dell’associazione possano aggredire soltanto il suo patrimonio in ipotesi di debiti, senza poter aggredire il patrimonio dei soci.
Pertanto, al fine di procedere al riconoscimento è obbligatorio:
La pratica del notaio fa salire i costi di costituzione dell’associazione culturale, in quanto il suo importo arriva a circa mille euro. Ecco perché nella prassi, molti soci fondatori preferiscono almeno inizialmente la forma “non riconosciuta”.
Per quanto attiene alla richiesta del codice fiscale e alla registrazione dell’ente, essa serve per ottenere le agevolazioni fiscali e per fare determinate attività come l’apertura di un conto corrente o sottoscrivere contratti. In gioco c’è il versamento delle relative imposte pari ad alcune centinaia di euro insieme alle marche da bollo.
Chiaro che un ulteriore costo è collegato alla richiesta della partita IVA. Ma come già detto sopra, non è obbligatorio attivare una partita IVA. Lo diventa soltanto se l’associazione compie una attività commerciale in modo continuativo e abituale. In dette circostanze, gli interessati faranno bene a rivolgersi a un professionista che si occupi della pratica di apertura della partita IVA. Anzi è sempre raccomandabile che un professionista segua la contabilità dell’associazione, onde non rischiare possibili sanzioni. Per il professionista in oggetto si stima una spesa pari all’incirca a mille euro annue insieme all’IVA.
Vero è che gestire un’associazione culturale, organizzare spettacoli, eventi, manifestazioni e altro, comporta spese consistenti e non quantificabili a priori. Tuttavia si può certamente affermare che è importante la presenza, all’interno dell’associazione, di un esperto nel lavoro di ricerca e ottenimento di finanziamenti e fondi, per assicurare il successo delle varie iniziative.
Si tratta di una figura strategica per l’associazione culturale, che si muove al fine di potenziare le risorse economiche per i vari progetti, informandosi sui possibili finanziamenti a fondo perduto, sui contributi per le attività senza fini di lucro, sui sistemi di raccolta fondi e su ogni altro strumento valido a portare a termine qualche iniziativa.
Proprio la raccolta fondi si rivela di importanza fondamentale. Il crowdfunding, ossia l’insieme di progetti finanziati in virtù della partecipazione del pubblico – e molto spesso tramite siti web – è molto utile per la vita dell’associazione.
Chiaro che sia per la richiesta dei finanziamenti che per la raccolta effettiva dei fondi, devono essere dati tutti i dettagli circa il progetto da finanziare. Non deve mancare altresì un resoconto preciso dell’importo totale del finanziamento e del collegato utilizzo. Solo così l’iniziativa potrà ricevere il contributo economico della collettività.
Non vi sono dubbi: l’attività di reperimento dei fondi si rivela fondamentale, e per avere successo è necessario trasmettere un’immagine positiva della realtà no profit, la quale intende organizzare un particolare evento o manifestazione ed ha dunque bisogno di risorse economiche.
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In questo articolo abbiamo visto che un’associazione culturale è un’organizzazione che si occupa di diffondere e promuovere iniziative di ambito artistico, umanistico e culturale in generale. Di solito non possiede finalità di lucro, ma è portata avanti in virtù del lavoro e della collaborazione di soci e attivisti, insieme al coinvolgimento di aziende e istituzioni pubbliche con il ruolo di sponsor.
Si tratta di un’attività di certo interessante per tutti coloro che apprezzano l’arte e la comunicazione, ma impone non soltanto un significativo background culturale e una spiccata sensibilità, ma anche competenze di ambito organizzativo e gestionale, allo scopo di coordinare le distinte attività, interagire con ambienti sociali e uffici pubblici, individuare fondi per ciascun progetto e farsi conoscere sul territorio di riferimento.
Di fatto l’associazione culturale rappresenta una scelta adatta a chi è propenso a dare luogo ad attività a contenuto filantropico, avendo magari altresì una formazione umanistica, collegata ad una rete di conoscenze nell’ambito istituzionale e culturale. Tuttavia, come sopra espressamente indicato, vi sono precise regole da rispettare e seguire, onde aprire un’associazione culturale in modo pienamente conforme alle norme di legge.