Secondo Trafigura, una strategia sanzionatoria nei confronti della Russia potrebbe provocare un impatto clamoroso sulle scorte mondiali di alluminio.
Non di solo gas vive la crisi portata dalle tensioni in Ucraina. L’auspicio di un’ultima, decisiva sterzata diplomatica resta saldo ma le possibili conseguenze di un’eventuale deriva bellica sul fianco orientale vanno tenute in considerazione.
Se è vero che nelle scorse il presidente russo, Vladimir Putin, ha fatto sapere che le forniture di gas non verranno in alcun modo interrotte con l’Europa, è vero pure che la tensione geopolitica impone una riflessione anche sul piano dell’approvvigionamento energetico. Un settore in cui il nostro Paese sembra avere necessità di recidere il filo doppio che ancora lo lega alle fonti di metano dell’Est. Il problema è che, al netto della ricerca di nuove fonti, i contraccolpi economici di un conflitto armato presenterebbero uno scotto ben peggiore. Questo perché, inevitabilmente, sarebbero coinvolti settori collaterali come quello della produzione di metalli.
In particolare, potrebbe essere l’alluminio a pagare lo scotto peggiore. E, di riflesso, tutti i settori che vi si poggiano per la maggior parte, come l’edilizia, l’industria automobilistica e altri beni di consumo durevoli. L’impatto sarebbe notevole, sia per le grandi imprese che per le medie. Dai Boeing alle biciclette, fino ai semplici serramenti, quello dell’alluminio è di fatto un uso quotidiano che, in qualche modo, si integra con il consumo del gas nel momento in cui una batteria di pentole viene creata appositamente per essere poggiata sopra i fornelli. E i tamburi di guerra hanno già dato una prima scossa ai mercati.
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La diplomazia dovrà evitare una guerra non solo perché, al termine di due anni di pandemia, ritrovarsi a parlare di invasioni e tank è un assurdo paradosso. Se la crisi ucraina dovesse sfociare in un conflitto, l’intera economia europea potrebbe trovarsi di fronte a un nuovo baratro. Da un lato, infatti, le sanzioni alla Russia sarebbero inevitabili. Dall’altro, però, scaverebbero un solco che difficilmente potrebbe essere colmato a sufficienza per garantire l’approvvigionamento delle scorte mondiali di determinate materie prime. Nei giorni scorsi, la multinazionale Trafigura ha calcolato gli eventuali effetti di una crisi del mercato dell’alluminio. La quale, in breve tempo, potrebbe portare all’esaurimento totale delle scorte mondiali. E per “breve tempo” si intende non più tardi del 2024.
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Gli effetti sarebbero a catena. Secondo Trafigura, infatti, l’esaurirsi progressivo delle scorte porterebbe a un’inesorabile crescita dei prezzi. Con un preciso effetto sui settori che fanno leva sull’approvvigionamento costante del metallo e delle sue leghe. Il che porterebbe in modo inevitabile all’aumento dei prezzi dei beni di consumo, dalle auto alla semplice utensileria. Significativo, in questo quadro, che l’alluminio russo non vada oltre l’1,4% del peso mondiale. Un’incidenza apparentemente limitata ma che, in caso di sanzioni, andrebbe a tagliare d’improvviso una zampa del tavolo dei mercati europei. Uno scenario ancora peggiore se la decisione dovesse essere il blocco dell’export. In pratica, da una guerra avrebbero tutti da perderci. E se gli appelli alla pace non fanno breccia, si tenga presente che la collaborazione internazionale è l’unica vera arma per venir fuori dalla crisi pandemica.