Attenzione a non “scordarsi” i propri libretti. Quelli inattivi da dieci anni saranno chiusi ad agosto. Ecco cosa succederà ai soldi.
“Draco dormiens nunquam titillandus“. Meglio detto, “Non stuzzicare il drago che dorme”. I fan più accaniti della saga di Harry Potter avranno immediatamente riconosciuto il motto della scuola di Hogwarts.
Qui però non siamo in un mondo dominato dalla magia, per quanto alcuni incantesimi, di tanto in tanto, potrebbero far comodo. E fare i conti con la realtà significa che, prima o poi, si potrebbe finire per stuzzicarlo sul serio il drago. Non è consigliabile però e il consiglio del castello è decisamente utile. Specie quando le fiamme potrebbero arrivare da chi gestisce i nostri soldi. In questo caso Poste Italiane che, per i possessori dei cosiddetti libretti dormienti, ha già annunciato l’imminente chiusura. L’obiettivo è chiaramente quello di ridurre la stasi del denaro e, soprattutto, mantenere l’attivazione di strumenti che, oltre a non rendere nulla, finiscono con l’essere del tutto inutilizzati.
Non si prospettano buone notizie, dunque, per quei risparmiatori che da parecchio tempo non mettono nulla nei propri libretti. Nel mirino, infatti, sono finiti tutti quegli strumenti di investimento e gestione del denaro lasciati a nanna da inizio 2012. Ovvero dieci anni di totale inattività, troppi persino per un deposito che, in teoria, potrebbe contenere anche 100 euro. Il motivo è semplice: l’immobilità porterebbe costi senza generare rendimenti. E, per quanto piccola possa essere la somma, il rischio di stagnazione sarebbe inevitabile.
Libretti chiusi, l’avviso di Poste: come verificare
I libretti di risparmio, in quanto garantiti dallo Stato, rappresentano uno degli strumenti di gestione più utilizzati dai cittadini. Alcuni, addirittura, provvedono ad aprirne uno per dei beneficiari minorenni, così da creare loro un primo fondo a cui attingere alla maggiore età. Inoltre, alla lunga, i libretti consentono un accumulo discreto di interesse, con possibilità di guadagnare anche qualcosa sul denaro “investito”. Certo, si tratta di un processo step by step e bisogna tener conto che, trattandosi a tutti gli effetti di un deposito di denaro, nemmeno questo strumento sfugge all’imposta qualora le somme superino i 5 mila euro. Per questo alcuni hanno deciso di trasferire i propri risparmi su dei buoni postali così da lasciare sul libretto giusto la somma necessaria a tenerlo al riparo dalla tassazione.
Buoni fruttiferi o libretti di risparmio? Cosa conviene di più a Natale
Il problema sorge nel momento in cui ci si dimentica di quel denaro. Magari perché si tratta di una somma contenuta, oppure perché non si è reso necessario prelevarla o, viceversa, aggiungervi qualcosa. Poste Italiane, però, non accetterà più che la corda sia troppo tirata. E, a partire dal 31 agosto, procederà alla chiusura di tutti quei libretti che non vedono alcun tipo di movimento dall’1 gennaio 2012 e con somme contenute pari o superiori a 100 euro. Si tratterebbe di un’operazione giustificata dall’inattività e dai conseguenti costi. Poste ha già stilato un elenco, sul proprio sito, di tutti i depositari che incorreranno nella chiusura del proprio libretto. I quali, peraltro, sono già stati avvisati con una notifica, che arriverà puntuale anche nei prossimi mesi. Passati 180 giorni dalla prima notifica, si procederà alla chiusura, devolvendo le somme presso il fondo Consap. Dopodiché sarà possibile chiedere il ri-ottenimento.