Il carovita non perdona. Gli aumenti fanno parte del periodo che viviamo e uno stipendio da mille euro potrebbe non bastare per tutto. A meno che…
Fare i conti alla fine del mese è solo parte del problema. Le calcolatrici iniziano a funzionare decisamente prima, cercando di determinare come sarà possibile muoversi durante le settimane.
E’ difficile dire quanto serva effettivamente per vivere. La logica del “più guadagni meglio vivi” può reggere ma è anche vero che moltissimi lavoratori si trovano a dover fare i conti con stipendi decisamente al di sotto della media. Spesso a fronte di orari di lavoro che richiedono sforzi troppo consistenti per essere compensati da un modesto compenso. A questo si aggiunge il carovita, il rialzo dei prezzi su tutti i fronti, dalle bollette ai beni primari. Abbastanza semplice capire che, in questo quadro, lo squilibrio fra potere d’acquisto e inflazione viaggia verso l’abisso. Una situazione che accomuna la stragrande maggioranza degli italiani, vessati dalla crisi innescata dal Covid e, in precedenza, da quella del settore occupazionale.
Per questo non è semplice fare i conti su quanto, effettivamente, basti per vivere. Lo stipendio medio da mille euro, per quanto non sia certo un apporto sostanziale a fronte di un periodo come questo, potrebbe bastare ma solo in caso di un’oculatezza estremamente virtuosa. Le bollette in salita, i costi delle materie prima che lievitano e quelli del carburante che incalzano il portafogli, rendono quasi impossibile pensare a utilizzare il proprio denaro per qualcosa che non siano gli oneri dovuti.
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Gestire il proprio denaro è fondamentale. E dal momento che chi possiede un lavoro, anche modesto, si ritiene già fortunato, uno stipendio da mille euro verrebbe considerato quasi di lusso per il cittadino medio. Una cifra che a metà anni Duemila, forse, sarebbe stata considerata buona. E anche oggi è possibile sopravviverci, a patto di stringere al massimo la cinghia ed evitare al centesimo gli sprechi. La differenza fra spese fisse e accessorie è importante. Le prime riguardano la sopravvivenza, le uscite obbligatorie e tutto ciò che riguarda la casa e il nutrimento. La loro divisione, specie se il partner dovesse lavorare a sua volta, consentirebbe già di mettere da parte qualche soldi in più. Affitto, mutuo, bollette, spesa alimentare: la suddivisione degli importi permetterebbe di conservare qualcosa per le accessorie.
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Persino sulle bollette è possibile risparmiare. Basta confrontare le offerte e scegliere i fornitori più economici e cercare di ammortizzare al massimo gli oneri per le utenze. La gestione delle spese non può prescindere dalla divisione. Perché se fosse un solo lavoratore a farsene carico, è chiaro che alcune spese accessorie andrebbero del tutto rimosse. Anche se, in un certo senso, anche su di esse è possibile risparmiare (ad esempio concedendosi un cinema in mezzo alla settimana, quando i biglietti costano meno). Un aiuto può venire dallo stesso internet, con le sue applicazioni che consentono l’accesso a sconti, coupon e tariffe agevolate al ristorante. Per il resto, per aggirare realmente il carovita non rimane che incrociare le dita e sperare di trovare un posto di lavoro con uno stipendio più elevato.